I peccati della Junta Bartomeu nel disfacimento repentino della squadra

di Giuseppe Ortu Serra

Sembra proprio non avere pace il Barcelona targato Koeman. Non che quello dei suoi predecessori scintillasse come pietre preziose baciate dalla luce del sole. E’ la fine di un ciclo, bisogna dirlo, una fase discendente che coinvolge tutto e tutti e tutto travolge. A scusante di Koeman è da dire che il brusco crollo della squadra è anche dovuto a una Junta che si è definitivamente sgretolata sotto i colpi di maglio con cui essa stessa ha finito per demolire le fondamenta del club e della squadra che avrebbe dovuto gestire, custodire, gelosamente serbare per il futuro. E’ chiaro che anche l’allenatore olandese ha le sue colpe e responsabilità. Esse le analizzeremo in altra sede. Per ora ci preme evidenziare quello che chiameremo Il Problema Numero Uno della crisi del Barça; l’elemento detonante, la miccia, il congegno che ha creato un Big Ben al contrario. A differenza di quello primordiale che ha dato origine al mondo, questo lo ha distrutto, facendolo deflagrare e creando un Buco Nero che ha inghiottito tutto. Esattamente come accade con l’esplosione di una Supernova. Il Barça, da stella di massima grandezza quale era, è stato inghiottito dallo stesso Buco Nero che ha creato la Junta Bartomeu.

Il Barcelona è come quelle grandi casate e dimore degli anni 20, che con il cambiamento dei tempi, della società, dello stile di vita e delle prospettive dovute alla Grande Guerra, fece sì che i proprietari, sempre sul filo del rasoio di una società e una economia che cambiavano, con il personale che preferiva fare gli impiegati o gli operai invece che lavorare in casa come cuoche, camerieri, cameriere personali, valletti e maggiordomi, si sentivano sempre meno proprietari e sempre più custodi di tenute e dimore da custodire e tramandare ai posteri. Il club non è di proprietà del presidente di turno. Lui ne è solo il custode, il gestore. Detiene il club che altri, i proprietari, gli hanno messo nelle sue mani. E in quanto tale, lo deve curare, gestire, coccolare. E farlo fiorire. Questo non è accaduto con la gestione Bartomeu. L’ex detentore blaugrana (da contrapporre al significato di possessore) non si è comportato come tale, ma come un proprietario-possessore, come una persona che poteva disporre a suo piacimento del club. Nulla di più errato. Questo è stato il primo peccato del Barcelona. Il peccato originale.

La Junta ha indebolito la squadra con una politica sbagliata di ingaggi e rinnovi a lunga distanza che hanno vincolato, strozzato il club e che il board non ha poi più saputo gestire, arrivando a regalare, financo a pagare pur di allontanare grandi giocatori divenuti all’improvviso troppo vecchi, cari e dal rendimento non più sufficiente. L’esempio più eclatante è quello di Suárez, regalato a una diretta concorrente in Liga e in Champions. Una mossa sciocca che avrebbe forse potuto porre in essere Pippo o il Ciccio di Nonna Papera, non il presidente di uno dei club più importanti al mondo. Deve far riflettere e insegnare la gestione di Diego Costa operata da parte dell’Atletico, dove Cerezo ha deciso sì per la rescissione del contratto del suo giocatore, ma con una clausola di 25 milioni se si dovesse accasare a Barcelona, Madrid e Sevilla, e di 10 se dovesse vestire la maglia di un club fuori dalla Spagna, rivale dei colchoneros in Champions. Il Barça è giunto alla situazione in cui verte oggi per una politica di rinnovi finanziariamente crescenti con l’aumentare dell’età anagrafica, invece che operare al contrario come qualsiasi manager di livello sobrio avrebbe fatto. Bartomeu & Co, invece, si sono comportati come sprovveduti bottegai di periferia che hanno scambiato i libri contabili e le colonne Dare e Avere per uno spartito musicale di cui nessuno aveva contezza. Questo, unito a un mancato graduale cambio generazionale, ha portato ad avere, oggi, una squadra debole, mal costruita, piena di buchi, colma di ragazzini di prospettive ma sprovveduti a certi livelli; una squadra senza campioni, in mancanza dei quali, è impossibile competere nei grandi palcoscenici internazionali senza fare la figura di si è introdotto con l’inganno a una festa esclusiva. Senza invito, senza modi e abiti adeguati. Questo sta diventando il Barça oggi: un imbucato laddove prima era l’ospite d’onore. Il passaggio da una formazione piena zeppa di celebrati campioni a una costituita per lo più da ragazzini di grandi speranze, è stato troppo repentino; perfino per il Barça.

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