Editoriale – De Messi Situatione

di Giuseppe Ortu

Il casus belli tra Messi e il Futbol Club Barcelona è più intricato che mai e lascia aperte una serie di ipotesi, congetture e analisi. Una situazione certamente incresciosa quella che si sta sviluppando a Barcelona, non fosse altro perché Messi è nato e cresciuto, calcisticamente parlando, nel Barça. Arrivato da impubere, alla soglia dei 13 anni, Messi ha sempre vissuto a Barcelona. Lì è cresciuto, si è sviluppato, è diventato uomo, si è costruito una famiglia con la ragazza dei suoi sogni di quando era un ragazzino di 10 anni. Barcelona è stata la sede della sua vita, il centro delle sue emozioni, della vita professionale e lavorativa, la città dove vive con tutta la sua famiglia. Famiglia allargata beninteso, perché a Castelldefels vivono tutti i parenti del crack argentino. Messi e Barcelona (e il Barcelona) è una unione unica nella storia del calcio. Un legame forte, indissolubile. Un caso unico nel mondo del calcio. La Pulce lo ha sempre detto: “il Barcelona è la mia casa; la mia vita”. Un legame che pareva indissolubile come tutti i matrimoni ben riusciti e invidiati da tutti coloro che non rientrano in questa magica categoria. Evidentemente così non era se Leo ha deciso di compiere quel passo. Una azione incredibile, inspiegabile per lui e per tutto ciò che quella squadra, quella maglia, quei colori, quella città, quei tifosi ha sempre significato per lui e la sua famiglia. 

A questo punto serge necessaria una riflessione. Perché l’addio di Messi? Non è certo una questione di cattivi rapporti con Bartomeu. Il presidente ha offerto le dimissioni in cambio della sua permanenza purché dicesse pubblicamente che il problema era lui. Nonostante ciò Messi ha mantenuto il suo silenzio. Non è un problema di allenatore perché Setién non è più al suo posto in panchina. E dunque? Si riduce tutto al fatto che alcuni suoi compagni di squadra, e amici, non fanno più parte del progetto sportivo del Barça?
Se così fosse, Messi non potrebbe pretendere di avere in squadra i suoi amici del cuore sempre e a ogni costo anche a dispetto degli interessi della squadra e del club. Il Barça non è una formazione amatoriale che gioca al sabato sera dopo il lavoro o lo studio. In quel caso schieri chi vuoi. Anche i vecchietti che giocano da fermo solo perché sono simpatici e dopo la partita vai a cenare assieme. Nel calcio professionistico non funziona così. Non si può mantenere una intelaiatura di ultra trentenni solo perché costituita da amici di Messi. E’ proprio per questo che si è perso 8-2 contro il Bayern.Perché mentre i ragazzi bavaresi correvano a mille all’ora, i vecchietti amici di Leo passeggiavano per il campo e si trascinavano per 90′. E alla fine è Messi a fare l’offeso per avere perso. 

Se il motivo del suo addio è invece la mancanza di trofei conquistati, sopratutto della “Copa tan linda e deseada” come lui stesso ebbe a dire qualche anno or sono in occasione di un Gamper, la risposta è connessa al precedente tema. Quello dell’età dei giocatori del Barça. Non puoi da un lato pretendere di avere gli ultra trentenni in formazione, e lamentarti se non vinci la Champions. Delle due l’una. O gli amici, o i trofei. Se fosse proprio questa la decisione dell’addio, la mancanza della Champions da cinque anni a questa parte, sarebbe curioso che con una carriera ormai alla fine il rosarino avesse deciso di cambiare squadra, città, nazione per tentare di vincere un’ultima Champions negli ultimi tre anni di carriera. Anche Neymar aveva preso la medesima decisione andando a Parigi, salvo poi pentirsi amaramente della scelta effettuata. Messi parlerà a giorni è stato detto e spiegherà i motivi del suo addio. Vedremo quale tra questi analizzati sarà il vero motivo della sua scelta. 

Un’altra considerazione è da fare. Dove sarà la sua vita dopo il calcio? Al City avrà un contratto di tre anni più due. Tre con i citizens e due a New York con l’altra squadra della proprietà degli emiri. E poi? A Barcelona, ritirandosi in blaugrana, avrebbe potuto fare ciò che avrebbe voluto. Entrare nel club, vivere da re nella città che ama e ha sempre amato. Adesso quel capitolo si è chiuso per sempre. Se rientrasse in città dopo il suo tradimento non sarebbe più lo stesso. Le porte del club sarebbero chiuse per sempre; la vita in città non sarebbe più la stessa come se si fosse ritirato in blaugrana. Lui stesso non sarebbe più Messi agli occhi della gente catalana, così orgogliosa e testarda. Che farà dopo? Resterà a vivere nella fredda e umida Manchester, dove un giorno di sole è celebrato come festa nazionale? Oppure ritornerà a Rosario, nella sua Argentina da cui manca da quando aveva 12 anni e dove la gente ama Maradona e disprezza Leo “perché con la seleccion non si impegna come con il Barça”? O resterà a vivere a New York? Una città bellissima, affascinante, trendy. Ma non il luogo ideale per lui. A Manhattan i ritmi sono agitati, frenetici. I ritmi di Leo sono calmi, tranquilli, rilassati. No, decisamente la meravigliosa New York non è proprio fatta per uno come lui.

Messi non è nuovo a certi colpi di testa. Dopo la cocente sconfitta con la nazionale in finale di Copa America del 2016,partita persa ai rigori contro il Cile con un suo errore dal dischetto, il quasi ex blaugrana aveva dato l’addio alla albiceleste per la forte delusione in quella partita. Da quella decisione tornò indietro dopo qualche tempo e riprese a vestire la maglia della sua nazione. Due anni dopo, mondiali di Russia, si ripete la stessa scena. Eliminazione nei quarti di finale contro la Francia e nuovo addio. Questa volta il break dura ben 5 mesi. Ma alla fine ha vestito nuovamente la camiseta biancoceleste. E’ chiaro, però, che l’Argentina e la nazionale sono una cosa, il club un’altra. Con l’albiceleste non hai vincoli. Puoi decidere di lasciare e riprendere da dove avevi ripreso in qualsiasi momento e liberamente. Non ci sono contratti, obblighi. Adesso è diverso. Una volta che lasci il Barcelona per andare altrove non si torna più indietro. La scelta è definitiva. E non si tratta di giocare fuori solo per qualche mese e poi tornare a casa. Una volta che lasci Barcelona è per sempre. E non importa quanto te ne possa pentire. Non saranno il magone, la nostalgia del mare, del caldo e del sole, della Sagrada Familia, del Camp Nou, dei “Messi – Messi” che i quasi 100.000 de l’Estadi ti hanno sempre dedicato ad ogni goal, punizione, giocata a farti lasciare il freddo e la pioggia di Manchester e tornare alla tua vita di un tempo. Alla tua squadra. Alla tua vita. Se lasci il Barça è per sempre. Come i diamanti. Solo che nel caso di Messi ci sarà ben poco da festeggiare. In quella ipotesi ci saranno solo sconfitti. Il giocatore, il Barça, i suoi soci e tifosi.

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