Messi contundente – Así no ganamos ni al Napoles

di Giuseppe Ortu

File:Leo Messi 2016.PNG - Wikimedia Commons

Chi ha sempre sostenuto che Messi non è un leader, un trascinatore, un comandante, in campo e fuori, ha sempre capito poco di calcio e ancora meno conosce il personaggio Messi. Prima sempre misurato nelle parole, da timido ragazzo qual è, ma con una chiara e univoca leadership in campo, da tempo il Genio di Rosario ha tirato fuori anche quella voce robusta, rotonda, che alcuni gli avevano sempre negato. Per le sue parole sincere e scomode, il 10 è stato squalificato per mesi dalle gare della albiceleste. Però per alcuni non è un leader. Non che ci si debba necessariamente fare di coca per esserlo. Un capo, un trascinatore, è una persona che non si nasconde dietro qualcun altro, è colui che non manda altri in avanscoperta al suo posto, che non si accovaccia vigliaccamente dietro una albero per evitare una pallottola, ma esce allo scoperto incurante del pericolo come un vero cavaliere e gentleman deve fare secondo l’Ideale Cavalleresco. Leo Messi lo ha fatto anche ieri, nel momento più difficile, scomodo e complicato della stagione del suo club.

Nel dopo gara della sfida contro l’Osasuna, nonostante la sconfitta o meglio, proprio in virtù di essa, Leo è uscito allo scoperto e ha messo la faccia su una delle prestazioni più brutte del Barça degli ultimi tempi. Lo ha fatto per spiegare, per mandare un messaggio forte, duro, brutale come lo è sempre la verità; che non è mai dolce, delicata, ma sempre aspra, tagliente. La verità fa male. Questo Leo lo sa. E non ha problemi a dichiararlo in faccia al mondo. E se questo potrà non piacere ad alcuni, pazienza; lui va dritto per la sua strada. Perché le persone come Leo Messi sono fatte così. Dinnanzi ad un bivio Leo sa sempre qual’è la strada da percorrere. E non è mai quella più comoda, no; ma sempre quella più impervia, difficile, pericolosa; quella costellata da nemici e tranelli. Nonostante ciò, la sua onestà intellettuale, la sua rettitudine, il suo carattere da leader, da condottiero, gli impone di percorrerla.

In questo solco del suo essere, del suo carattere, ieri Messi ha parlato immediatamente dopo la partita persa dal suo Barça rilasciando forti dichiarazioni da vero leader. Nella flash interview rilasciata a Movistar Tv, il capitano blugrana ha mostrato tutta la sua insoddisfazione per il risultato e il campionato della sua squadra in questa stagione, lanciando uno sguardo inquietante e preoccupato alla prossima sfida di Champions contro il Napoli. Nelle sue dichiarazioni Leo assume i gradi di capitano anche fuori dal terreno di gioco, mettendosi alla testa dei suoi uomini e indicando alla squadra, al club e a tutto il barcelonismo la strada da seguire per invertire la rotta e trionfare in Champions. Dichiarazioni esplosive quelle del Diez, che partendo dalla partita persa contro l’Osasuna ripercorre tutta la stagione e getta una sguardo sul futuro dettando le linee guida della rinascita e la ricetta per ritrovare un Barça vincente.

Sulla gara di ieri notte Leo ha ammesso di avere visto “una squadra molto fragile e incostante, battuta dal punto di vista della volontà e dell’intensità. Come è accaduto in tutta la stagione”.
La partita è stata sostanzialmente lo specchio di tutta la stagione. E’ stata esemplare da questo punto di vista, giacché è stato un concentrato di tutti i difetti mostrati dalla squadra durante tutto l’anno. “Una stagione molto irregolare nella quale abbiamo perso molti punti”. Messi ha anche puntato la lente d’ingrandimento sulle “difficoltà della squadra a creare occasioni da rete e a segnare”. “Nella prima parte ci siamo fatti superare dal rivale. Nella ripresa abbiamo reagito, però”e qui arriva la prima botta “se giochiamo così sarà molto difficile che possiamo vincere la Champions”. Una frase detta dallo stesso argentino tempo addietro, allarme che non era stato tenuto in debito conto, e anzi, passato quasi inosservato. Adesso, forse, il suo grido di dolore sarà recepito per come avrebbe dovuto esserlo anche in passato. Quali dunque le idee, la cura, la terapia del capitano per il suo Barça? La ricetta del capitá per la manifestazione continentale è quella di “cambiare moltissimo rispetto a come stiamo facendo altrimenti non batteremo neanche il Napoli”. Una stoccata forte per essere sentita bene da tutti. In vista della Champions “la squadra ha bisogno di respirare e di liberare la testa da questi pensieri (negativi n.d.r.) e poi pensare alla Champions, una competizione che inizia da zero. Sono quattro partite che ti possono dare un titolo che tutti desideriamo. Io per primo. Però per fare questo dobbiamo fare molta autocritica, cambiare moltissimo e non pensare che l’avversario vince perché è migliore”.

Sul duello a distanza con il Madrid, Leo è stato molto diplomatico, e politically correct sorvolando sulle polemiche arbitrali di questo fine campionato e soffermandosi sulle mancanze della sua squadra. “Il Madrid ha fatto il suo non perdendo nessuna partita. Noi abbiamo lasciato per strada troppi punti e gli abbiamo aiutati, e molto, nel vincere questa Liga. Per questo dobbiamo fare molta autocritica. Iniziando da noi giocatori per poi estenderla globalmente”. Questo è un passaggio chiave dell’intervista di Leo. L’autocritica globale è un chiaro riferimento a tutto il club, con riferimento specifico alla panchina e alla sfera dirigenziale. In merito all’allenatore la chiamata in causa di Setién risulta chiaro quando ha dichiarato che “Abbiamo fatto molto male da gennaio ad oggi”.

Il capitá ha poi definito qual’è la filosofia blaugrana. “Il Madrid ha vinto tutti i suoi incontri, ma noi siamo il Barcelona e siamo obbligati a vincere tutte le partite, quali esse siano. Dobbiamo sempre guardare a noi stessi, senza mai pensare al rivale”. Il Barça, alla ripresa del campionato, godeva infatti di due punti di vantaggio sui blancos. Se i blaugrana avessero fatto il loro, sostiene l’argentino, le vittorie del Madrid sarebbero state meramente illusorie. Messi non ammette che il Barça possa sbagliare partita. Ma è nelle cose. E’ in re ipsa. Va detto però, e questo non è nelle cose, ed è doveroso evidenziare, che tutti possono sbagliare qualche partita. Il Barcelona prima dell’Osasuna, gara ormai quasi ininfluente, aveva pareggiato tre incontri. Sbagliare può capitare. La regolarità del campionato, tuttavia, significa parità di opzioni per tutti. Ci si attende, in altre parole, che anche quando la controparte sbaglia le partite, non ci siano interventi esterni che sistemino i risultati. E questo, invece, è quanto è accaduto quest’anno in Liga. Essere obbligato a vincere sempre perché sai che l’avversario, in un modo o nell’altro, non perderà mai punti. Per meriti propri o perché qualcuno non lo permetterà.

Da Capitano coraggioso, come fosse uno dei Capitani di Kipling, il pensiero di Leo corre subito alla sua afición per la quale ha parole di comprensione e di stima, comprendendo bene che in questi momenti “è molto calda, molto nervosa con tutto ciò che è accaduto in questa stagione ed è normale, è logico che sia così perché veniamo dalla sconfitta di Roma, di Liverpool. La gente non ha più pazienza ed è normale perché noi non le diamo niente”.

Nel corso dell’intervista Messi ha anche fatto riferimento alla sua esultanza stizzita dopo la rete su punizione del momentaneo 1-1, spiegandola con il fatto che aveva provato diverse volte in partita su calcio piazzato e che, una volta la traversa, in altre la poca precisione, non era riuscito a segnare. 

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