FC Barcelona – Il Barça batte il Betis, l’arbitro e il Var. 3-2 al Villamarin

di Giuseppe Ortu

Il Barcelona batte 3-2 il Betis al Benito Villamarin in una partita epica e continua a inseguire il Madrid che nel pomeriggio aveva battuto a Pamplona l’Osasuna, in rimonta, con il risultato di 4-1. I blaugrana hanno battuto i betici grazie alla doppia rimonta operata da De Jong, Busi e Lenglet. Vantaggio dei verdiblancos su calcio di rigore dopo appena quattro minuti per fallo di mano di Lenglet (ammonito). Subito sotto, i blaugrana, oggi con la camiseta amarilla e banda diagonale azulgrana, hanno risposto immediatamente con la rete di De Jong su assist di Messi (alla fine saranno tre). L’ex Ajax ha realizzato una rete nel più puro stile cruyffista. Recuperata palla a centrocampo, ha smistato di esterno destro dopo una serpentina tra maglie avversarie e ha puntato l’aria di rigore, dove ha ricevuto una deliziosa palla alta da Leo. Frenkie ha stoppato di petto e trafitto, al volo, il portiere in uscita. 1-1 e tutto da rifare. Ma la partita era lungi dall’essere domata e aveva ancora molto da dire. Al 26′ nuovo vantaggio dei padroni di casa con Fekir. Vidal, negativa la sua prestazione, ha perso palla nel cerchio di centrocampo con la squadra in uscita, facendo trovare la propria retroguardia completamente esposta. Sull’azione di Fekir, Umtiti ha esitato nella chiusura lasciando all’attaccante del Betis lo spazio e il tempo per la battuta a rete. Dopo il secondo svantaggio la squadra di Setién è andata spesso in difficoltà a centrocampo e in difesa, dando una sensazione di insicurezza e fragilità. Sul finire di tempo, nel recupero della prima parte, Busquets,ancora su assist di Messi, è riuscito a riagguantare avversari e risultato.

Nella ripresa il sorpasso decisivo. Messi, su punizione, ha pennellato un pallone perfetto per la testa di Lenglet che ha spiazzato Robles insaccando il pallone della vittoria. Ambo le squadre sono rimaste con dieci uomini in campo per le espulsioni per doppia ammonizione di Fekir (fallo e proteste) e Lenglet (fallo in entrambi i casi). Solita attuazione scandalosa del Var che ha negato un doppio chiaro rigore ai colori blaugrana per evidenti falli su Arthur e Messi. Sopratutto l’intervento sul Diez grida vendetta e merita una seria riflessione sulla funzione dello strumento di video arbitraggio in Spagna. Se si esclude l’utilizzo a favore del Madrid, che serve per togliere le castagne dal fuoco al club di Florentino, e come respingente ferroviario nei confronti del Barça per facilitare ancora di più la funzione di spinta progressiva a favore dei blancos, il Var non ha veramente più motivo di esistere in Liga. Per chiarire sull’enormità della topica del Var, basta dire che nei minuti finali di gara, con il Barça in vantaggio di una rete sul marcatore, Messi si è incuneato in area di rigore, e dopo aver saltato Bartra e essersi presentato solo davanti al portiere, è stato agganciato, cinturato e strattonato dal ritorno del difensore che ha materialmente impedito all’argentino di calciare a rete. Un fallo di una chiarezza talmente limpida, cristallina, che non solo il mancato fischio arbitrale, ma sopratutto il non intervento della tecnologia fanno veramente pensare che in Spagna il Var sia veramente solo una ipocrita facciata. Abbracciare la tecnologia per garantire la regolarità delle gare, e poi spegnere le apparecchiature, chiudere gli occhi, o stare con le spalle ai monitor, è solamente la più grossa ipocrisia della storia del calcio degli ultimi decenni. Il Var è diventato ormai come la squadra delle tre scimmiette: non sentono, non vedono, non parlano. Praticamente una inutilità assoluta e una ruberia tecnologica in alta definizione.

Oggi il Barça ha chiaramente dovuto combattere contro il Betis, l’arbitro, e la fantomatica squadra del Var, presente e attenta in occasione del fallo di mano di Lenglet per l’uno a zero per i padroni di casa, e tutti al bar, o alla toilette, negli episodi sopra descritti che hanno visto, sfortunati e defraudati protagonisti, Arthur e Messi. Detto delle colpe del Var, ormai trasformato nella pantomima di se stesso, o nel famoso Consiglio dei 10 assenti di fantozziana memoria, apriamo il capitolo riguardante le colpe e le manchevolezze della formazione di Setién.    

Il Barça è una squadra ancora malata. Lo si vede da tanti dettagli. Sopratutto nel primo tempo. Manca di compattezza e omogeneità nei movimenti. Uno di questi elementi è l’aspetto mentale. Il Barça, sopratutto in trasferta, perde in sicurezza. Stanotte abbiamo visto una formazione timida, impaurita, che subisce le aggressioni impetuose degli opponenti sotto forma di pressing alto. Invece che imporre, con la calma dei forti, la propria personalità e tecnica, facendo valere prestigio, esperienza, reputazione e classe, la squadra va in difficoltà come un timido scolaretto al primo giorno di scuola. Accetta la sfida sul piano meramente fisico e va in difficoltà sulla pressione avversaria. Il Betis ha fin dai primi minuti imposto un ritmo molto alto, pressando fino al limite dell’area blaugrana. Il Barcelona, con evidenti problemi fisici che non gli permettono di tenere sempre le linee unite e ravvicinate, oltre a uno scadimento tecnico di molti degli undici in campo (sopratutto i laterali e i centrali – oggi Semedo, Junior e Umtiti escono sentenziati da questa gara), non è riuscito a gestire il possesso di palla difensivo con calma e padronanza. Sempre qualche incertezza di troppo, un passaggio non preciso al millimetro, o una eccessiva fretta nella giocata. In ogni modo l’uscita della palla dalla zona di difesa blaugrana era sempre difficoltosa. Rallentata dalla pressione betica, i centrocampisti e attaccanti del Barça erano spesso costretti a ricevere palla, non fronte alla metà campo avversaria, ma spalle alla porta da offendere. In queste circostanze la manovra veniva strozzata sin dalle prime battute, o ne veniva eccessivamente frenata. Tali difficoltà si sono viste anche sulle rimesse di Ter Stegen. L’allenatore del Betis ha preparato la partita affinché si pressasse sui centrali e laterali, obbligando l’uscita del pallone dall’arena barcelonista solo attraverso i piedi del portiere. Il tedesco, abile nel tocco di palla, era costretto a cercare i centrocampisti, o gli attaccanti, con precisi passaggi rasoterra. Questa spesso unica manovra a disposizione, obbligava il ricevente a dare le spalle alla metà campo avversaria, permettendo il pressing da tergo e avendo come unica misura a disposizione, lo scarico all’indietro. La manovra del Barcelona risultava così vieppiù rallentata e prevedibile. Questa tattica degli avversari, a cui Setién deve studiare le contromosse, era stata utilizzata in questa stagione anche dal Madrid nel classico di andata e dall’Atletico nella recente gara di Supercopa. 

Setién ha ritrovato la vittoria in trasferta (mancava dal 1 dicembre, vittoria per 1-0 al Wanda in campionato), però ha davanti a sé una montagna di grattacapi tattici da risolvere. Il tempo stringe e gli impegni incombenti richiedono soluzioni e contromisure immediate. Speriamo che questa lotta contro il tempo possa avere successo. 

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