Editoriale – L’insegnamento di Virgil

di Giuseppe Ortu

La finale della Champions League tra il Liverpool e il Tottenham ha lasciato più del classico amaro in bocca alla aficiòn del FC Barcelona. La partita ha dimostrato quanto la conquista della orejona fosse alla portata del Barça. Di più, ha dimostrato che l’equipo di Valverde si è suicidato nel non raggiungere la conquista della Sesta, andata invece ai reds. Se la squadra non fosse stata presa da catalessi per la seconda volta in due anni, avesse giocato da par suo e non avesse seguito i consigli conservativi della panchina, il Barça si sarebbe laureato campione d’Europa. Quella tra spurs e reds non è sembrata certamente una finale di Champions; semmai una brutta partita di un campionato di basso livello. Non si è giocato a football. In alcuni frangenti sembrava più un incontro di pallavolo che di calcio, con il pallone che è stato più in aria che in terra. Il gioco non si è visto, non c’era, non faceva parte della partita. Più che una sfida di pallone sembrava un saggio ginnico, una prova di atletismo dove gli atleti si superavano in corse di atletica e in gare di salto in alto. Ma del gioco del calcio, signori, neanche l’ombra. Senza quella orribile, terribile, catastrofica notte di Anfield, Messi & Co avrebbero conquistato la meritata coppa. Valverde è nuovamente in debito con Messi. In debito per aver contribuito al fallimento di una stagione (Liga con massimo distacco storico sul Madrid a parte) con un Messi al suo massimo: capocannoniera della competizione europea e doppiette in semifinale, ottavi e quarti. Il debito di Valverde e della Junta con D10S inizia a diventare difficilmente colmabile.

Ma cosa c’entrerà Virgil e il suo insegnamento in tutto questo? E sopratutto, chi è costui? No, non si tratta di Virgil, il protagonista de La Calda Notte dell’Ispettore Tibbs, come ha ipotizzato un amico, tra il serio ed il faceto, quando ha saputo del titolo dell’articolo. Parliamo piuttosto del n° 4 del Liverpool, il difensore olandese, MVP della gara, autore di una prestazione capolavoro. Il gigante red ha bloccato ogni iniziativa dei londinesi, anticipando, fermando, cementando la sua difesa e il risultato. E’ stato pagato una quantità di danaro enorme, 85 milioni, ma è stato il miglior acquisto che il Liverpool avesse potuto fare. Cifra pienamente ammortizzata con questa coppa. Senza di lui, Klopp & Co non avrebbero mai sollevato quel trofeo. Il Barça deve seriamente meditare su questo fatto nella trattativa con De Ligt, altro crack dello stesso calibro.

I soldi portano soldi” si dice. Ed è vero. Così come i grandi giocatori portano titoli, trofei, prestigio e nuovi contratti commerciali. Le vittorie e i contratti commerciali aprono nuovi mercati. Più vinci e più guadagni, dal punto di vista sportivo ed economico. Ma per vincere ti servono le grandi squadre; e queste sono costituite dai grandi giocatori, che costano cari. Ecco perché spendere in grandi giocatori è conveniente. Il caso di Virgil van Dijk è esemplificativo. Ora il FC Barcelona si trova ad un bivio fondamentale per il suo futuro. L’acquisto di Matthijs De Ligt. Un altro colosso della difesa; un altro olandese; un altro numero 4; un altro calciatore caro, carissimo, ma un elemento fondamentale per la costruzione del Barça del futuro. Mancare il suo ingaggio significherebbe perdere l’occasione per proseguire nel solco segnato da Guardiola con la costruzione del Grande Barça. Non sapersi rinnovare significa abdicare da certi livelli. La directiva blaugrana ha già detto che non si lancerà in nessuna asta per De Ligt. Mossa sbagliata. Risparmiare oggi con il difensore olandese significa spendere di più nel corso dei prossimi anni ottenendo risultati sportivi peggiori. De Ligt garantisce, ai suoi 19 anni, 10 anni e più di un rendimento ad altissimo livello. Spendi molto oggi per risparmiare nel corso degli anni. Lasciarselo sfuggire significherebbe spendere meno oggi, acquistando un difensore di costo, ma anche rendimento inferiore, ma costringerà la squadra a rivedere lo standard di rendimento sportivo, e il club a rimettere mano al portafoglio nel giro di pochi anni per investire ancora una volta nello lo stesso ruolo. Praticamente spendere due volte invece che una sola.

Dunque qual’è l’insegnamento di Virgil per il Barça? Mai cercare di risparmiare per l’ingaggio di un grande giocatore. I trofei li vincono i grandi calciatori, non quelli medi. De Ligt è un grande giocatore e non ci si può dimostrare parsimoniosi di fronte al futuro sportivo del club. Spendere meno significa anche vincere meno. 

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