Editoriale. FC Barcelona – No Cantera, No Party?

La partita contro il Celta Vigo di ieri passerà certamente agli annali della storia del club blaugrana. Non certo per il risultato, no, anche se un pareggio dopo tre sconfitte di seguito nelle precedenti tre visite al Balaidos è comunque un dato degno di nota. Tanto più se questa volta la partita è stata giocata con solo due/tre titolari dall’inizio. E nemmeno per il fatto che questo pareggio è coinciso con il quarantesimo risultato utile consecutivo della squadra. Peraltro considerazione più che rimarcabile. No, questa partita sarà consegnata alla storia blaugrana per la presenza, per la prima volta dal 2002, di nessun canterano tra gli undici titolari scesi in campo.

Il barcelonismo è rimasto stupito, spiazzato, basito, atterrito, disorientato da questa situazione. No Cantera, No Party si potrebbe dire, mutuando il senso di una vecchia pubblicità interpretata da George Clooney.

Per risalire all’ultima volta che un fatto del genere era accaduto dobbiamo retrodatare i nostri ricordi al 6 aprile 2002, quando la squadra allora allenata da Carles Rexach battè l’Athletic Bilbao a domicilio con un secco 0-2. Eravamo nel corso della stagione 2001-02, la squadra dell’allora mandatario Joan Gaspart terminò la Liga al quarto posto e uscì alle semifinali di Champions. In quel 6 aprile 2002 il Barça scese in campo con Bonano; Reiziger, Christanval, Abelardo, Coco; Cocu, Rochemback, Luis Enrique; Rivaldo, Overmars, Saviola. Anche allora nessun canterano nell’Once iniziale. Esattamente ciò che è accaduto nella partita di ieri a Vigo. 

Questo paragone regge fino ad un certo punto. Perché se nella stagione 2001-02 a San Mames giocò l’equipo titular, nella partita di ieri notte è scesa in campo la squadra delle riserve, una sorta di Barça B. Ed è molto più grave che in una formazione composta da giocatori come Digne, Yerry Mina, Semedo, Denis, André Gomes, nessuno dei canterani abbia potuto trovare spazio.

Con queste premesse giungono spontanee alcune domande. Per quale motivo in una gara di così limitato livello tecnico non sono stati usati giocatori come Arnaiz, Alena e altre perle della cantera che gravitano nel giro della prima squadra? Una domanda di questo genere pone una serie di inquietanti dubbi. E’ forse così basso il livello della cantera oggigiorno da non trovare un elemento che possa essere quanto meno pari, se non superiore a qualunque delle seconde linee che hanno costituito l’undici iniziale della sfida di ieri contro il Celta? E’ la cantera che si è impoverita a tal punto da non produrre nemmeno un calciatore da far giocare quando restano fuori tutti i titolari? Oppure c’è dell’altro? E se la risposta alla prima domanda è positiva, qual’è la causa di una tal situazione?

Una generazione di fenomeni quale quella dei Xavi, Piqué, Iniesta, Pedro, Cesc, Busqutes non nasce tutti i giorni, certo. E’ dunque solo un discorso di genealogia? Oppure ci sono altre motivazioni? Può essere, forse,  che la Junta Directiva non voglia più investire energie e risorse umane e finanziarie nella Masia, e che preferisca prendere fuori i giovani calciatori. Ma questo è il Real Madrid, non il Barça. Il club blaugrana ha sempre cresciuto i suoi campioni in casa, dando loro oltre alle nozioni futbolistiche anche quelle culturali e comportamentali per diventare uomini prima che calciatori. E’ sempre stato questo il miracolo della Masia. Ora non più evidentemente. E quest’abbandono da parte del club, se propendiamo per questa teoria, spiegherebbe anche l’enorme fuga di giovani promesse dalla cantera del Barça verso altri lidi, sopratutto l’Inghilterra.

Questo è sempre capitato, certo. Ma mai come in questi ultimi anni. Anche in questa stagione alcune perle della cantera non rinnoveranno con il club preferendo la Premier, dove evidentemente vedono maggiore fiducia verso di loro e maggiori possibilità di diventare giovani calciatori professionisti. Come dar loro torto, se le premesse sono queste? Perché mai un ragazzo della cantera dovrebbe restare a Barcelona sapendo che non giocherà mai nel Barça, nemmeno quando non giocano i campioni? Come potrebbe sentirsi un giovane talento se gli si dice che deve star fuori perché deve giocare, non Messi, no; non Piqué, no; ma Denis o André Gomes, o Yerry Mina e Semedo?

A questi inquietanti e fondamentali quesiti dovrebbe rispondere la Junta Directiva con fatti, non parole. Attendiamo impazienti una chiara svolta dell’attuale situazione.           

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