Atletico-Barça                      La forza e il significato dell’esistenza di Suárez 

Dopo la rete del pareggio del Barça, Suárez ha fatto esplodere tutta la sua gioia per un goal dai tanti significati. Una rete che equivale a mantenere a sette le lunghezze proprio sull’Atletico; di limitare a due soli i punti persi contro il Madrid, vittorioso nel suo incontro ma contro il ben più modesto Getafe, comunque capace di creare non pochi problemi ai blancos; di sbloccarsi dopo un difficoltoso inizio di stagione, anche complice l’infortunio al ginocchio che lo perseguita dalla gara di Supercopa contro il Madrid di fine agosto. Ultimo ma non ultimo, un goal che ha consentito al Pistolero di togliersi l’impagabile soddisfazione di mettere la sordina alla tromba del pubblico colchoneros che per 93 minuti ha perseguitato il suo compagno di squadra Piqué con stucchevoli e ammorbanti fischi ad ogni tocco della palla da parte dell’icona del barcelonismo e del catalanismo.
 Fischiare con tanta assidua e maniacale ottusità qualcuno reo di esprimere una opinione differente dalla propria, è una chiara matrice di quell’antidemocraticità che il proprio Piqué cerca di combattere esprimendo le sue opinioni. E pazienza se sono differenti da quelle della maggioranza. In una società moderna e multietnica, democratica, tutti dovrebbero essere liberi di esprimere le proprie idee. Imbavagliare, impedire di far sentire l’opinione altrui, equivale a fare un salto indietro nel tempo e tornare all’epoca dei totalitarismi che hanno segnato la prima metà del secolo scorso. Evelyn Beatrice Hall, saggista meglio nota con lo pseudonimo di Stephen G. Tallentyre, scrisse: “Non condivido ciò che dici, ma lotterò fino alla morte per concederti il diritto di sostenerlo”. L’alto valore di questa frase, erroneamente attribuita a Voltaire, che costituisce la base della vera democrazia, è del tutto ignorato da una Spagna che vive un concetto di democrazia e libertà di espressione del tutto partitario. Una democrazia non pluralista, che non accetta il dialogo e che sopprime e impedisce l’opinione differente dalla verità di Stato, non è una democrazia. Suárez, con quel dito davanti alla bocca mentre correva all’impazzata con il cuore straripante gioia, voleva significare proprio questo. Sul terreno di gioco possiamo ancora permetterci il lusso di esprimere una opinione contraria a quella della maggioranza di questo Paese, e di far tacere per qualche secondo le odiose sirene liberticide che cercano di imbavagliare e soffocare la forza delle idee altrui che non siano uniformate.

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