UN BARÇA “ALLA MADRID” SBANCA IL MARTINEZ VALERO E VOLA A +15

Giuseppe Ortu Serra

ll Barça ha ottenuto il massimo con il minimo sforzo. Alla vigilia del Clásico copero e in attesa della partita del Madrid in casa contro il Valladolid, il Barcelona ha deciso di vestirsi idealmente di blanco, di giocare alla Real Madrid e di portarsi momentaneamente a + 15 sugli avversari diretti. Goal, difesa, e qualche ripartenza per un primo tempo molto controllato e abbottonato. Fin troppo, pensando che si giocava contro la colista e ultimissima, staccatissima, cenerentola del campionato. Reti a grappoli in ripartenza nel secondo tempo della sfida.

Xavi ha effettuato una robusta rotazione pensando alla semifinale di ritorno del 5 contro i blancos e ad infortuni e squalifiche. Con Dembélé, Pedri, De Jong, Christensen infortunati e Raphinha squalificato, Xavi ha fatto riposare Busi, Kessie, Balde, dando ingresso a Alonso, Jordi, Roberto, Eric, Ferran e Ansu. La rivoluzione l’abbiamo vista sopratutto nel ruolo di pivote, dove el de Terrassa ha schierato Eric García. Era molto tempo che l’allenatore blaugrana andava rimuginando sul punto, e più volte nelle sue dichiarazioni lo aveva detto e preannunciato. Il momento è arrivato, e il numero 24 è stato schierato nella posizione chiave del centrocampo. Stando ai primi 45 minuti si può dire che l’esperimento sia riuscito a metà. Prestazione tranquilla in fase difensiva, insufficiente in quella offensiva.

Il risultato con il quale si è chiusa la prima parte di gara è lo specchio di quanto i blaugrana abbiano fatto in campo. Poco incisivi in avanti, la squadra di Xavi ha creato solo tre occasioni da goal, rete inclusa. Squadra molto povera di qualità e fantasia quella scesa in campo al Martinez Valero di Elche. A centrocampo l’unica luce è stata quella di Gavi. Roberto e Eric non sono stati certo dei compagni utili in fase di creazione per il numero 30, tornato con il vecchio numero sulla maglia per la disiscrizione giudiziale del giocatore dopo che la richiesta cautelare del Barça, fatta a gennaio, era giunta in ritardo di un giorno (il club blaugrana ha però fatto ricorso al Comité d’Apelación). In attacco l’unico che ha impegnato la difesa dell’Elche è stato Lewandowski, autore della rete del vantaggio e di una seconda occasione da goal (la terza è pervenuta da Koundè, sul cui tiro a botta sicura è giunto il salvataggio sulla linea da parte di Mascarell). L’uno a zero è arrivato su una fortunata conclusione del polacco che, in piena area, dopo aver stoppato, ha calciato con il destro sul suo piede sinistro. La palla si è sollevata e ha beffardamente superato Palacios, inutilmente proteso in elevazione nel tentativo di deviare di testa il pallone.

Ferran e Ansu? Non pervenuti, come nelle vecchie previsioni del tempo in cui le temperature di certi avamposti del pianeta non riuscivano a giungere stante la distanza e la difficoltà di comunicazioni. È chiaro che, con queste premesse, non si potesse pensare in una goleada anche se davanti alla più derelitta delle formazioni della Liga, con già un piede e mezzo in Segunda e sostanzialmente già retrocessa. Basti pensare che nei primi 45 minuti il Barça non ha battuto nemmeno un calcio d’angolo.

La goleada, alla fine, c’è stata ed è giunta nella ripresa. Ha iniziato Ansu Fati, ripresosi dal torpore che lo aveva pervaso nella prima parte di gara. Su una ripartenza dalla propria metà campo al 55′, il numero 10 ha puntato dritto l’area e calciato in diagonale sul palo lontano, rendendo vano il tentativo di intervento del portiere avversario Badia. Il raddoppio ha di fatto messo fine alla gara. L’Elche, che aveva combattuto fino ad allora, ha tirato i remi in barca dopo aver subito pesantemente la rete dello zero a due su contropiede. Da quel momento, in rapida successione, sono giunti prima il terzo goal, ancora di Lewy (65′) per la sua diciassettesima rete personale in Liga (recupero palla, alto, di Gavi che ha toccato per il polacco. Il nove, appena entrato in area, ha trovato un difficilissimo pertugio per chiudere definitivamente la sfida), e poi il quarto goal. È stato Ferran, dopo appena quattro minuti dal raddoppio, a sentenziare la partita con un’altra azione in ripartenza.

Una gara, questa del Barcelona, vinta non con il gioco spumeggiante, ma con una tattica diversa: attesa, difesa e contropiede. Una vittoria alla Real Madrid. I blancos hanno vinto 5 Champions in questo modo e avere la capacità di prendere il buono degli avversari è certamente indice di intelligenza e pragmatismo, doti che, quasi sempre, portano vittorie e trofei. Questa squadra oggi ha dimostrato anche una buona dose di cinismo, altra qualità spesso abbinata alla parola “trionfo”.

Con il risultato in tasca, e i momentanei 15 punti sul Madrid, Xavi ha deciso di cambiare le carte in tavola e realizzare altre prove. Al 77′ dentro Pablo Torre per Araujo. Sergi Roberto si è abbassato sul laterale destro (completando la difesa con Koundé, Alonso e Jordi), mentre il neo entrato è andato a centrocampo insieme a Kessié a destra ed Eric, che ha mantenuto il ruolo di pivote. La squadra si è comunque leggermente squilibrata e l’Elche ne ha approfittato per cercare quantomeno la rete della bandiera. Ci è andata vicino in un paio di occasioni, sopratutto con una traversa su colpo di testa all’85’, ma Ter Stegen è riuscito a mantenere una volta di più la porteria a zero. Con questa gara sono 20 le partite chiuse senza subire reti. 20 su 27 totali. Un risultato veramente incredibile, tanto più se sommato alle 9 reti subite stagionali in Liga, delle quali due sono autoreti e due altrettanti calci di rigore subiti. Il che fa ulteriormente precipitare il numero a 5 reti subite su azione dagli avversari in 27 gare totali. Peccato per la disgraziata campagna europea. Ma questi numeri fanno ben sperare in vista alla prossima stagione internazionale.