Giuseppe Ortu Serra
Nella guerra in atto nel barcelonismo, tra laportismo e bartorosellismo, guardiolismo, cruyffismo e koemanesimo, tutti sono impegnati nella battaglia. Periodismo, commentatori extra stampa, semplici aficionados, autorevoli o meno. Tutti stanno giocando un ruolo in questa Notte dei Lunghi Coltelli. La stampa ha una parte importante in questa battaglia, diremo addirittura fondamentale. L’importante è però giocare pulito, e non barare con gli assi nascosti all’interno della manica della giacca. Purtroppo ciò che non accade quasi mai nelle guerre importanti/fondamentali come questa.
Certa stampa, quella più conservatrice, sponsor della parte sconfitta del barcelonismo, cacciata malamente dal club con una mozione di censura (unico caso nella storia del FC Barcelona), e di quella che si è riciclata alle ultime elezioni per portare avanti gli interessi della cordata Rosell-Bartomeu, sta ora impazzendo nel cercare in tutti i modi di rovinare Joan Laporta e sostenere a spada tratta, fino alla completa cecità o addirittura alla totale distruzione del club, Ronald Koeman, uomo di fiducia di Bartomeu, da lui voluto, scelto e insediato nella panchina blaugrana. Da buon soldatino fedele, come un giocattolo di latta a carica manuale, Ronald Koeman, presto trasformatosi in Mister Lamento sia per la sua incapacità e impreparazione tecnica, sia per evidenziare al microscopio le difficoltà del progetto Laporta, nate e programmate sotto la Junta Bartomeu come una bomba a orologeria settata perché esplodesse durante il mandato presidenziale successivo, sta seguendo il manuale del provetto guastatore. Non sappiamo, in percentuale, quanto di realmente voluto, o di incapacità e incompetenza, ci sia nel suo agire, certo è che il Programma sta riuscendo a meraviglia. Punto per punto, spuntata dopo spuntata, la lista dei To do, delle cose da fare, si sta completando riga dopo riga.
La parte della stampa più conservatrice, più retrograda, più vecchia, che puzza di muffa e di cadavere in via di decomposizione, quella maggiormente ammanigliata con i Baroni del club, adesso si è chiaramente schierata fino alla morte con Ronald Koeman, effige di un presente che è già passato all’interno del club. Dal “Koeman maltrattato da Laporta” della fine della stagione scorsa (nonostante i zero titoli e quel finale di temporada da tregenda), al “Koeman esponente del cruyffismo” di questa, i tentativi dei Baroni stanno raggiungendo il parossismo. Non sapendo più come difenderlo, quasi come fosse il team di avvocati di un serial killer indifendibile, adesso gli è stata cucita addosso la patente di cruyffista, parola magica a Can Barça.
Koeman e Cruyff non hanno nulla a che vedere. Il koemanesimo e il cruyffismo sono due aspetti del barcelonismo distanti come possono esserlo un musulmano con un ebreo. Cruyff era un allenatore che faceva giocare chi meritava il campo di gioco; Koeman no. Hai i suoi cocchi, che giocherebbero anche con le stampelle (Jordi è stato schierato contro il Bayern con 38 di febbre) e poi ci sono coloro che per ragioni conosciute, forse, solo al Signore, non vengono degnati nemmeno di uno sguardo o di una educata spiegazione sul perché non mettono mai piede in campo (chiedere a Pjanic per conferme). Cruyff puntava sui giovani, della casa o no, e su La Masia. Koeman no. Mister Lamento non ha concesso un solo minuto di gioco a Riqui (perla de La Masia), nonostante lo abbia schierato, e con ottimi risultati, per tutta la pretemporada. Demir, altro giocatore dalle grandi prospettive, è finito quasi nel dimenticatoio. Altri giovanissimi, come Gavi, sono maggiormente utilizzati, ma mai nella loro posizione. La ragione? Fossimo in finanza si potrebbe pensare allo Stress-Test a cui sono sottoposte le banche. In questo caso il motivo può essere, più prosaicamente, l’incapacità di Mister Lamento, o peggio, una sottile vena di sadismo nel vedere un giovanissimo come fosse un pesciolino a cui viene data la possibilità di verificare sulla propria pelle l’effetto di provare a vivere fuori dall’acqua. Eppure, in pretemporada, Gavi aveva sempre giocato nella sua zona di campo, da interno sinistro. Contro il Bayern, sullo 0-2, in piena disfacimento tattico, Koeman lo ha schierato interno destro! Come fare, dunque, a paragonare Cruyff con Koeman? O non si capisce nulla di calcio, o si è nel bel mezzo di un addio al celibato a Las Vegas. La terza ipotesi, che va contro ogni codice deontologico, preferiamo solo pensarla.
Addirittura alcuni sono arrivati al punto, rovistando sotto le pietre tra i lombrichi, di scomodare il Laporta del 2003. All’epoca Jan avrebbe visto in Koeman “il candidato ideale” per il suo Barça prima di puntare su Rijkaard (grazie al Cielo!). Mister Lamento Koeman, secondo questa informazione, sarebbe stato, in una ipotetica lista, davanti a nomi come Hiddink e appunto Frank Rijkaard. Va bene, ammettiamo pure che sia così. E con ciò?, ci si domanda. Ammesso e non concesso che nel 2003 Laporta avesse pensato a Koeman come allenatore, ciò è sufficiente per legarlo con il bostik di Bartomeu alla panchina del Barça nel 2021 e a Laporta? Primo, tra il 2003 e il 2021 sono passate due ere geologiche. Secondo, Laporta allora lo scartò, e una ragione ci sarà stata se non ha puntato su Koeman ma scelse Rijkaard. Terzo, la correttezza della decisione del 2003 è testimoniata dal fallimento della gestione Koeman in questo suo anno e spiccioli di avventura sulla panchina del Barça. Ergo, scartare Koeman nel 2003 fu corretto perché, come ampiamente dimostrato, Ronald non è un allenatore capace per questi livelli. Quarto, tutti hanno diritto al loro momento di follia. In quel caso la follia, se ciò dovesse corrispondere al vero, fu avere inserito il suo nome in una lista di papabili.