Ernesto Valverde raccoglie il testimone da Frank Rijkaard e espugna l’Anoeta dopo il lontano 2006. La Casa degli Spiriti di Allendiana memoria non mette più paura, e i suoi sinistri rumori ora appaiono solo per quello che sono: null’altro che un incubo del passato. La vecchia dimora narrata da Allende nel suo capolavoro, e ripresa da Billie August nel suo imperdibile film, e che per anni era stata incarnata nell’immaginario collettivo culé dallo stadio dell’Anoeta, ora è stata esorcizzata da Valverde e i suoi. Ci sono voluti più di 10 anni per arrivare a tanto, e Ernesto, nome non per nulla appartenuto ad un condottiero leggendario, è riuscito dove tanti altri avevano fallito. E non nomi qualunque: parliamo di Guardiola, Tito, il Tata, Luis Enrique. Tanti allenatori, tante partite, e mai una vittoria. Tante sconfitte, alcuni pareggi, e sopratutto tante delusioni e molta fatica.
Diciamo subito che anche questa notte non è stata una passeggiata. La gara era iniziata nel più perfetto stile Anoeta: la Real che prendeva possesso del campo e del gioco, che pressava e segnava, e il Barça che subiva in silenzio in balia dell’avversario. L’Invencible Armada blaugrana sembrava fosse rimasta a casa. Per tutto il primo tempo è stato come rivedere la vecchia solita partita giocata dal Barça su questo campo del maleficio. “Questione di testa; questione mentale” si era detto in settimana, “Blocco psicologico”. Fatto sta che anche in questa stagione nella quale la squadra gira a mille e funziona come un movimento di manifattura, sul campo della Real Sociedad pareva aver perso, di colpo, tutte le certezze che avevano contraddistinto questa parte iniziale di stagione. Nella prima parte di gara il Barça non è riuscito a svolgere il suo gioco. Non riusciva a fraseggiare, giocava perennemente con le spalle rivolte alla porta avversaria e finiva inevitabilmente per sbagliare appoggi elementari permettendo agli avversari di ripartire in velocità. In questo modo sono arrivati i due goals della Real. Entrambi dalla fascia sinistra blaugrana, dove nei primi 45′ i blanquiazules hanno affondato con il classico coltello nel burro. Nella prima rete, una distrazione nella marcatura di Paulinho, ha permesso il colpo di testa vincente. Nella seconda un doppio errore di Sergi Roberto ha portato alla puntuale autorete del Barça all’Anoeta. Lo scorso campionato era stato Piqué a segnare nella propria porta, due anni fa Jordi. Con il due a zero della Real Sociedad giunto su autogoal sembrava che tutto rispecchiasse fedelmente un copione scritto in precedenza da chissà quale spirito maligno che governa le partite della Real contro il Barça nel suo campo. Con il risultato di due a zero al passivo, e appena due tiri catalani verso la porta di Rulli, sembrava di assistere ad una partita segnata da un destino crudele già scritto in precedenza.
Il primo spiraglio di luce arriva appena cinque minuti dopo il raddoppio dei padroni di casa. Un movimento a smarcarsi di Suarez ha permesso all’uruguagio di presentarsi in posizione favorevole in area di rigore, crossare per l’accorrente Paulinho, inseritosi centralmente, e sentenziare Rulli con un tocco in anticipo, in estirada, sull’accorrente difensore.
La ripresa è stata testimone di un cambio radicale dello scenario. La Real, forse provata dallo sforzo compiuto della prima frazione di gioco per aver forzato il ritmo del gioco ed aver alzato il pressing sui ciascuno dei blaugrana in campo, ha rallentato la sua azione e si è leggermente disunita nelle linee e nelle distanze tra i reparti. Ciò ha permesso al Barça, finalmente, di poter attaccare fronte alla porta, facendo partire l’azione da dietro con il solito giropalla, ora velocizzato. Con i maggiori spazi a disposizione, Messi e compagni hanno avuto molte più chances di portare l’azione palla a terra e duettare in velocità. Così Messi e Suarez hanno iniziato a trovarsi e a combinare assieme. Proprio da queste ripartenze frontali, portate avanti da un Messi molto a più a suo agio con un po’ di aria libera intorno, sono nati tutti i goals della remuntada. La rete del pareggio è stata innescata proprio da Messi che ha avuto, forse per la prima volta nella partita, la possibilità di scappare palla al piede. La palla è stata ceduta a Suarez, che invece di restituirla a Leo, o crossare sul secondo palo per l’accorrente Sergi Roberto, ha pensato bene di uccellare Rulli sul palo lontano con un tiro a giro di rara precisione e bellezza. Con il punteggio sulla parità il Barça ha riconquistato quella fiducia che non aveva avuto dall’inizio della gara, e sebbene la Real abbia continuato a giocare e a creare occasioni e situazioni di pericolo, i blaugrana hanno risposto colpo su colpo.
Dopo l’ingresso in campo di Dembélé per Paulinho per dare più profondità alla manovra, e grazie ad un errore difensivo dei padroni di casa, è nato il goal del sorpasso. Suarez, beneficiato di un pasticcio di Rulli e dei compagni di difesa e presentatosi in area solo soletto, ha fintando il passaggio centrale per l’accorrente Messi e ha invece chiuso sul primo palo spiazzando l’estremo difensore rivale. La squadra di Valverde a questo punto, recuperati i panni dell’Invencible Armada, ha gestito la partita e la vittoria. L’allenatore ha quindi messo in campo Digne per André Gomes al fine di blindare la fascia sinistra e non rischiare più nulla.
La rete del definitivo 2-4 è un capolavoro di quel magico giocatore che risponde al nome di Leo Messi. Su punizione, sotto una tormenta d’acqua che ha reso il campo ancora più pesante, il 10 si è inventato una traiettoria incantata che è andata a morire sotto il sette a destra della porta difesa da Rulli.
Il triplice fischio finale consegna alla storia di questo campionato, e non solo, una partita e una vittoria che ha il sapore di una celebrazione anticipata in Liga. Consegna alla storia il record di Ernesto Valverde di essere riuscito là dove tanti suoi predecessori avevano fallito. La vittoria di Anoeta va oltre il significato numerico di una vittoria da tre punti, poiché questa vittoria può essere interpretata come un Segno, l’ennesimo di questa stagione fin qui trionfale. Lo avevamo scritto in settimana. Valverde aveva all’Anoeta l’occasione di passare alla storia di questo club; questa notte lo ha fatto. Questa partita, avevamo scritto, può essere la cartina di tornasole di tutta la stagione. Vincere all’Anoeta, dove non si conquistavano i tre punti da più di 10 anni, può essere il Segno che questo è davvero l’anno giusto, l’anno buono per tornare a vincere tutto il vincibile. Questa partita può far srotolare un tappeto rosso sotto i piedi della squadra per condurla fino al raggiungimento di quei traguardi tardo primaverili che solo ad agosto parevano sepolti sotto metri di terra bruciata. Con questa vittoria Valverde e i suoi giocatori hanno conseguito una iniezione di fiducia e una sensazione di forza e invincibilità che possono usare per superare qualsiasi ostacolo si frapponi fra loro e i traguardi in gioco da qui alla fine di questa stagione che si presenta sempre più come una delle più esaltanti degli ultimi anni.