La smentita del Barça sull’affare Griezmann.

Il Barça si è affrettato a smentire ufficialmente le notizie che circolano da stamattina negli ambienti giornalistici vicini al Barça. La smentita è chiara e decisa. Nessun accordo tra il club e il giocatore.

Una smentita, questa, che sa tanto di conferma dell’accordo raggiunto. Lo spieghiamo in due parole. Dopo la denuncia che l’Atletico ha proposto alla Fifa contro il Barça, dalle parti di Aristide Maillot si vuole andare con i piedi di piombo. Ecco perché questa smentita così repentina. Nella nota ufficiale del FC Barcelona, infatti, si sostiene che il giocatore è di proprietà dell’Atletico, e con il comunicato si vuole assicurare il massimo rispetto alla squadra di Cerezo. In una marea di notizie più o meno infondate che circolano sopratutto in materia di mercato, solitamente si tende a smentire velocemente proprio quelle vere, facendo spallucce per quelle manifestamente infondate per le quale non vale la pena nemmeno smentire. 

Questo il comunicato ufficiale della entitat blaugrana: “El FC Barcelona niega rotundamente las informaciones aparecida en las últimas horas en diferentes medios de comunicación referidas al jugador del Atlético de Madrid Antoine Griezmann y una supuesta vinculación a nuestro club. El FC Barcelona expresa el su malestar ante estos hechos y reitera todo su respeto hacia la institución de Atlético de Madrid”.

Un comunicato dovuto anche visto il precedente spinoso tra le due società e il timore che alcune indiscrezioni possano definitivamente rovinare il rapporto tra due club amici.

FC Barcelona – Barça: La promessa del Barça a Messi . Adesso è il turno di Griezmann!

Non è ufficiale, anzi il Barça si è affrettato a smentire l’accordo, ma il club blaugrana ha messo le mani su Griezmann e, secondo i bene informati, avrebbe già raggiunto un accordo con il giocatore e il suo entourage. L’attaccante francese arriverebbe a Barcelona in estate dopo il pagamento della clausola rescissoria di 100 milioni, così come contenuta nel contratto che lo lega all’Atletico de Madrid. Al Barça indosserebbe la maglia numero 7, la stessa che usa in rojiblanco e in nazionale. Pare che Coutinho fosse stato addirittura avvertito del fatto che, nonostante la numero 7 fosse formalmente libera, perché lasciata vacante da Arda appena accasatosi in Turchia, la stessa fosse in realtà riservata a Griezmann, e quindi, di fatto, già prenotata.

Questa campagna di rafforzamento a tappe forzate, che va a consolidare una rosa che è sbocciata come una rosa di primo mattino di una piacevole e soleggiata domenica, rientra nel piano di rafforzamento promesso a Messi in occasione del suo ultimo rinnovo contrattuale. Creare una squadra tanto forte da poter concorrere per la vittoria di tutti i titoli in gioco anche nei prossimi anni. Questa, oltre all’aspetto economico, era una delle condizioni per la firma di Leo. Essere certo di poter continuare a giocare per vincere tutto anche negli anni a venire. Il Barça, nella persona di Bartomeu, si era speso in prima persona e aveva promesso al campione argentino una rosa all’altezza del miglior giocatore della storia del calcio. Detto fatto. Dopo lo smarrimento iniziale per l’evasione del Brasilian Fuggiasco, le incomprensioni e i balbettii di un mercato estivo ambivalente, che aveva lasciato qualche dubbio nella mente di aficionados e addetti ai lavori (anche se l’acquisto di Paulinho era certamente un grande arrivo visto come era stato in grado di trasformare la Seleçao di Tite), con l’apertura del mercato invernale quella promessa fatta allora al campione argentino è stata mantenuta, divenendo realtà. E’ arrivato Coutinho, un acquisto ilusionante, con il quale si spera di avere messo la parola fine alla affannosa ricerca del successore di Don Andrés Iniesta, ricerca durata ben due anni con tanti giocatori bruciati dall’ingombrante paragone. E’ giunto poi Yerry Mina, giocatore di grande prospettiva e sul quale tutti coloro che lo hanno avuto alle dipendenze come calciatore, o che lo conoscono da vicino, giurano che sarà il più forte centrale difensivo nel prossimo futuro. L’ultimo a spendersi in questo senso è stato il suo connazionale James Rodriguez. Dopo Cou e Yerry Mina, ecco ora Griezmann. Il numero 7 dell’Atletico pare abbia già raggiunto un accordo totale con il Barça. I termini del contratto non sono ancora noti, ma pare che il matrimonio sia talmente saldo che il rapporto è stato benedetto da una clausola che prevederebbe il pagamento di una somma, a titolo di penale, della parte inadempiente a favore dell’altra, nell’ipotesi in cui uno dei due attori del rapporto dovesse tirarsi indietro, facendo saltare la felice conclusione del contratto.

Con una fase offensiva formata da Messi, Suarez, Griezmann, Dembélé, Coutinho, Iniesta, quella del Barça sarebbe certamente la rosa più forte d’Europa, e dunque, del mondo, nel reparto avanzato. Con la mano esperta e l’equilibrio di Valverde, uno degli allenatori più forti che siano mai atterrati sul pianeta Barça negli ultimi tempi, in grado di bilanciare alla perfezione peso offensivo e equilibrio tattico, questa squadra farà certamente divertire tutti i soci e gli aficionados blaugrana, candidandosi realmente a vincere tutto.    

Sergi Roberto Rinnovato al 2022

E’ tempo di rinnovi in casa Barça; è tempo di consolidare la plantilla esistente. Dopo Piquembauer è ora il turno di Sergi Roberto. Il polivalente centrocampista della cantera, gioiello della masia, ha rinnovato il suo contratto con la Entitat blaugrana estendendo il suo vincolo fino al 2022. Con l’allungamento del contratto è aumentata anche la clausola rescissoria, ora arrivata a 500 milioni. 

Piqué rinnova fino al 2022 – Clausola a 500 milioni

Il matrimonio Barça – Piqué è stato prolungato. Come una coppia innamorata, le due parti hanno voluto rinnovare i voti di eterno amore. Il futuro President e il club del suo cuore, quello per il quale ha battuto fin dalla nascita (anche nella breve parentesi inglese allo Utd), si sono legati ormai definitivamente, portando la scadenza del vincolo al 2022. Il rinnovo porta con sè anche l’incremento della clausola rescissoria, che aumenta fino a 500 milioni di euro.

“Sì, lo voglio”, si sono detti al momento della firma, atto protocollario con tanto di foto tra l’attuale mandatario Bartomeu e il futuro President Piqué. Perché se è vero che Gerard è il leader indiscusso della catalanità dentro e fuori dallo spogliatoio, è altrettanto vero che mai ha smentito il futuro tinto di blaugrana in giacca e cravatta dietro la scrivania. Piqué come mandatario e Xavi come allenatore. Con Iniesta nei ranghi dirigenziali, magari del futbol formativo. Il sogno di tutti gli aficionados, di tutti i socis.

Ma questo è il domani. L’oggi è un presente fatto ancora di football giocato, di tanti anni e battaglie da intraprendere e sfide da vincere. In campo e fuori. Sempre per il suo Barça e la sua Catalunya. Molt Amor Piqué. 

 

Prima sconfitta del Barça in stagione I blaugrana cadono al Cornella contro l’Espanyol in Copa

1-0 per l’Espanyol nell’andata dei quarti della Copa del Rey giunto in una partita nervosa e scorbitica. Nella prima partita dell’eliminatoria i pericos si aggiudicano dunque il derby, condannando il Barça alla prima sconfitta stagionale e costringendolo a ribaltare il risultato nel ritorno al Camp Nou.

La rete dei padroni di casa arriva all’87’ dopo che in precedenza, al 62′, Messi aveva sbagliato un calcio di rigore assegnato ai ragazzi di Valverde per fallo di Granero su Sergi Roberto. Dal dischetto Messi si è fatto parare la massima punizione dall’ex Madrid Diego Lopez.

E’ stata questa la chiave della partita. Fino a quel momento, infatti, il Barça aveva gestito la partita, avendo tra i piedi dei suoi giocatori anche le migliori occasioni per sbloccare il risultato. Dopo l’errore dagli undici metri i padroni di casa hanno preso coraggio e sono cresciuti moralmente e fisicamente. Il pubblico, scampato il pericolo, ha spinto come mai fino ad allora. Il Barça, contrariamente, si è impaurito e si è ritratto in se stesso. Da quel momento la squadra di Valverde non è più riuscita a rendersi pericolosa. 

Durante il secondo tempo Paulinho è dovuto uscire per un infortunio al piede sinistro. Da verificare l’intensità della lesione, ma il piede del brasiliano si è gonfiato sin dal primo momento, il che non fa pensare a qualcosa di velocemente recuperabile. In ogni caso si dovranno attendere le prime prove mediche che si svolgeranno domattina prima di potersi sbilanciare in un senso o nell’altro. 

Valverde ha messo in campo un undici iniziale con molti cambi e alcuni esperimenti, come Alena al posto dell’infortunato Iniesta. Il ragazzo si presentato bene, disputando una partita con una buona intensità e personalità. La curiosità in quest’undici titolare è stato l’attacco, impostato su Messi unico attaccante coadiuvato da Denis e Aleix Vidal.

 Ora bisogna voltare pagina senza panico e seguir adelante.  E’ il momento di mantenere la calma e verificare la situazioni degli infortunati, che con quello di Paulinho, iniziano a diventare tanti, troppi, e sopratutto, tutti nello stesso momento.   

 

  

Da Rijkaard a Valverde. Il Barça esorcizza La Casa degli Spiriti della Real e vince in rimonta: 2-4

Ernesto Valverde raccoglie il testimone da Frank Rijkaard e espugna l’Anoeta dopo il lontano 2006. La Casa degli Spiriti di Allendiana memoria non mette più paura, e i suoi sinistri rumori ora appaiono solo per quello che sono: null’altro che un incubo del passato. La vecchia dimora narrata da Allende nel suo capolavoro, e ripresa da Billie August nel suo imperdibile film, e che per anni era stata incarnata nell’immaginario collettivo culé dallo stadio dell’Anoeta, ora è stata esorcizzata da Valverde e i suoi. Ci sono voluti più di 10 anni per arrivare a tanto, e Ernesto, nome non per nulla appartenuto ad un condottiero leggendario, è riuscito dove tanti altri avevano fallito. E non nomi qualunque: parliamo di Guardiola, Tito, il Tata, Luis Enrique. Tanti allenatori, tante partite, e mai una vittoria. Tante sconfitte, alcuni pareggi, e sopratutto tante delusioni e molta fatica.

Diciamo subito che anche questa notte non è  stata una passeggiata. La gara era iniziata nel più perfetto stile Anoeta: la Real che prendeva possesso del campo e del gioco, che pressava e segnava, e il Barça che subiva in silenzio in balia dell’avversario. L’Invencible Armada blaugrana sembrava fosse rimasta a casa. Per tutto il primo tempo è stato come rivedere la vecchia solita partita giocata dal Barça su questo campo del maleficio. “Questione di testa; questione mentale” si era detto in settimana, “Blocco psicologico”. Fatto sta che anche in questa stagione nella quale la squadra gira a mille e funziona come un movimento di manifattura, sul campo della Real Sociedad pareva aver perso, di colpo, tutte le certezze che avevano contraddistinto questa parte iniziale di stagione. Nella prima parte di gara il Barça non è riuscito a svolgere il suo gioco. Non riusciva a fraseggiare, giocava perennemente con le spalle rivolte alla porta avversaria e finiva inevitabilmente per sbagliare appoggi elementari permettendo agli avversari di ripartire in velocità. In questo modo sono arrivati i due goals della Real. Entrambi dalla fascia sinistra blaugrana, dove nei primi 45′ i blanquiazules hanno affondato con il classico coltello nel burro. Nella prima rete, una distrazione nella marcatura di Paulinho, ha permesso il colpo di testa vincente. Nella seconda un doppio errore di Sergi Roberto ha portato alla puntuale autorete del Barça all’Anoeta. Lo scorso campionato era stato Piqué a segnare nella propria porta, due anni fa Jordi. Con il due a zero della Real Sociedad giunto su autogoal sembrava che tutto rispecchiasse fedelmente un copione scritto in precedenza da chissà quale spirito maligno che governa le partite della Real contro il Barça nel suo campo. Con il risultato di due a zero al passivo, e appena due tiri catalani verso la porta di Rulli, sembrava di assistere ad una partita segnata da un destino crudele già scritto in precedenza.

Il primo spiraglio di luce arriva appena cinque minuti dopo il raddoppio dei padroni di casa. Un movimento a smarcarsi di Suarez ha permesso all’uruguagio di presentarsi in posizione favorevole in area di rigore, crossare per l’accorrente Paulinho, inseritosi centralmente, e sentenziare Rulli con un tocco in anticipo, in estirada, sull’accorrente difensore. 

   La ripresa è stata testimone di un cambio radicale dello scenario. La Real, forse provata dallo sforzo compiuto della prima frazione di gioco per aver forzato il ritmo del gioco ed aver alzato il pressing sui ciascuno dei blaugrana in campo, ha rallentato la sua azione e si è leggermente disunita nelle linee e nelle distanze tra i reparti. Ciò ha permesso al Barça, finalmente, di poter attaccare fronte alla porta, facendo partire l’azione da dietro con il solito giropalla, ora velocizzato. Con i maggiori spazi a disposizione, Messi e compagni hanno avuto molte più chances di portare l’azione palla a terra e duettare in velocità. Così Messi e Suarez hanno iniziato a trovarsi e a combinare assieme. Proprio da queste ripartenze frontali, portate avanti da un Messi molto a più a suo agio con un po’ di aria libera intorno, sono nati tutti i goals della remuntada. La rete del pareggio è stata innescata proprio da Messi che ha avuto, forse per la prima volta nella partita, la possibilità di scappare palla al piede. La palla è stata ceduta a Suarez, che invece di restituirla a Leo, o crossare sul secondo palo per l’accorrente Sergi Roberto, ha pensato bene di uccellare Rulli sul palo lontano con un tiro a giro di rara precisione e bellezza. Con il punteggio sulla parità il Barça ha riconquistato quella fiducia che non aveva avuto dall’inizio della gara, e sebbene la Real abbia continuato a giocare e a creare occasioni e situazioni di pericolo, i blaugrana hanno risposto colpo su colpo.

Dopo l’ingresso in campo di Dembélé per Paulinho per dare più profondità alla manovra, e grazie ad un errore difensivo dei padroni di casa, è nato il goal del sorpasso. Suarez, beneficiato di un pasticcio di Rulli e dei compagni di difesa e presentatosi in area solo soletto, ha fintando il passaggio centrale per l’accorrente Messi e ha invece chiuso sul primo palo spiazzando l’estremo difensore rivale. La squadra di Valverde a questo punto, recuperati i panni dell’Invencible Armada, ha gestito la partita e la vittoria. L’allenatore ha quindi messo in campo Digne per André Gomes al fine di blindare la fascia sinistra e non rischiare più nulla. 

La rete del definitivo 2-4 è un capolavoro di quel magico giocatore che risponde al nome di Leo Messi. Su punizione, sotto una tormenta d’acqua che ha reso il campo ancora più pesante, il 10 si è inventato una traiettoria incantata che è andata a morire sotto il sette a destra della porta difesa da Rulli.

Il triplice fischio finale consegna alla storia di questo campionato, e non solo, una partita e una vittoria che ha il sapore di una celebrazione anticipata in Liga. Consegna alla storia il record di Ernesto Valverde di essere riuscito là dove tanti suoi predecessori avevano fallito. La vittoria di Anoeta va oltre il significato numerico di una vittoria da tre punti, poiché questa vittoria può essere interpretata come un Segno, l’ennesimo di questa stagione fin qui trionfale. Lo avevamo scritto in settimana. Valverde aveva all’Anoeta l’occasione di passare alla storia di questo club; questa notte lo ha fatto. Questa partita, avevamo scritto, può essere la cartina di tornasole di tutta la stagione. Vincere all’Anoeta, dove non si conquistavano i tre punti da più di 10 anni, può essere il Segno che questo è davvero l’anno giusto, l’anno buono per tornare a vincere tutto il vincibile. Questa partita può far srotolare un tappeto rosso sotto i piedi della squadra per condurla fino al raggiungimento di quei traguardi tardo primaverili che solo ad agosto parevano sepolti sotto metri di terra bruciata. Con questa vittoria Valverde e i suoi giocatori hanno conseguito una iniezione di fiducia e una sensazione di forza e invincibilità che possono usare per superare qualsiasi ostacolo si frapponi fra loro e i traguardi in gioco da qui alla fine di questa stagione che si presenta sempre più come una delle più esaltanti degli ultimi anni.   

Yerry Mina è a Casa Barça

Stamattina è stato presentato alla aficion del Camp Nou Yerry Mina. La cosa più curiosa della presentazione è stato l’ingresso in campo del difensore colombiano. Uscito dagli spogliatoi in completa tenuta blaugrana, prima di mettere piede in campo il giocatore si è tolto le scarpe e le calze. Sembrava quasi che il terreno di gioco del Camp Nou fosse una Moschea, e che Mina non volesse calpestarlo con le scarpe come fosse un suolo sacro. Con questo gesto si è già accattivato le simpatie della tifoseria. Le prime parole da blaugrana del potente difensore, 1,95 di altezza su un fisico atletico, sono state puro miele per Leo Messi. Di lui Yerry ne ha apprezzato e sottolineato l’umiltà: “E’ stato un piacere incontrarlo”. Le intenzioni del ragazzo, nato nel 1994, sono chiare e mettono in evidenza la sua spiccata personalità:   “Voglio fare la storia in questo club”

Valverde all’esame Anoeta

Ennesimo esame in vista per Valverde. Domenica è di scena l’Anoeta. Nome che fa rivivere brutti ricordi in casa Barça. E’ infatti dal 2006, Rijkaard in panchina, che i blaugrana non vincono sul campo della Real Sociadad. Un campo ostico; di più, impossibile in tutti questi anni, praticamente più di 10. In tutto questo tempo il risultato migliore è stato il pareggio.

Ora Valverde ha davvero l’occasione per entrare di diritto nella storia del Barça. Quella partita, oltretutto, potrà fornire un chiaro Segno della stagione dei blaugrana. In una temporada nella quale, pronti via ha polverizzato il Real Madrid al Bernabeu, conta la miglior difesa d’Europa tra i campionati top level, ha un differenziale reti fatte e subite storico, pari a 48 a 7; in una stagione in cui tanti segnali vanno univocamente versa un’unica direzione, l’Anoeta può davvero rappresentare il Segno per eccellenza. Una vittoria domenica contro la Real (ore 20:45 il fischio d’inizio), può davvero rappresentare la cartina di tornasole della stagione del Barça. 

Sulle ali dell’entusiasmo per una stagione esaltante, condita da un gioco sopraffino e spinta dalla vittoria spumeggiante di Copa contro il Celta, liderata da un Messi davvero inMessionante, la partita di domenica può essere veramente quella che può portare il tecnico Ernesto Valverde nell’olimpo dei grandi in casa blaugrana. La partita di domenica sera all’Anoeta ci dirà davvero tanto sul prosieguo della stagione. Se Ernesto riuscirà nell’impresa di battere anche la tradizione negativa, allora nessun traguardo sarà più precluso, né a lui, né alla squadra. Dita incrociate.

Coutinho verso il 14 – Il numero che Cruijff non potè usare al Barça

Complice l’infortunio che terrà il brasiliano fuori dai giochi per ancora qualche incontro, l’ex red (ora possiamo dirlo con una nota di estrema soddisfazione) ha ancora del tempo a disposizione per scegliere il numero da mettersi sulle spalle. Formalmente al momento c’è solo il 24 libero. Ma Cou non è giocatore da 24, che nel Barça è per i neofiti. Avendo qualche giorno ancora da spendere si può aspettare che qualche giocatore in partenza liberi il suo. E così sarà per il 7 di Arda, il 14 di Mascherano (che ieri probabilmente ha giocato la sua ultima con la maglia blaugrana indosso), il 12 di Rafinha e il 16 di Deulofeu.

Tra tutti questi Coutinho andrà certamente sul 14. Un numero storico da grande giocatore. Indossato da Cruijff in nazionale (in blaugrana aveva il 9, ma non per sua scelta, e su questo tornerò fra breve), nel Barça il numero è stato proprietà, tra gli altri, di Henry, Begiristain, Eusebio Sacristan e della suggestione Jordi Cruijff. Il figlio di Johan vestì la samarreta blaugrana con il numero del padre, ma per pudore sulla maglia fece mettere solo il nome: Jordi.

Dopo Mascherano ecco che il 14 può tornare proprietà di un altro giocatore dai piedi fatati, proprio quel Coutinho che fa già sognare i tifosi. Un acquisto ilusionante, e tutti sperano che con quel numero sulle spalle possa fare magie al Camp Nou. 

Ma come dicevo vi devo una spiegazione a proposito di Cruijff e del numero 14. Usato in nazionale, il Diamante d’Olanda, non usò il 14 in blaugrana non per scelta personale, ma semplicemente perché allora, sto parlando del 1973, la Federazione spagnola non permetteva l’uso di numeri che fuoriuscissero dal classico 1-11. Così il grande Johan si dovette accontentare del numero 9. Ma non è del tutto corretto che in blaugrana non si vide mai con il 14. Con quel numero di maglia avvenne la presentazione del campione olandese al FC Barcelona. 

Qualche immagine dell’arrivo di Cruijff all’aeroporto di Barcelona in quel lontano 1973, e della sua vita “civile” nella Ciutat Condal, possiamo gustarcela in questo video di TV3

Sorteggio dei Quarti di Copa del Rey: Espanyol – Barça

Sorteggio favorevole al Barça per gli accoppiamenti dei quarti di finale della Copa del Rey. Scongiurato il Clasico o lo scontro con l’Atletico, dall’urna è uscito fuori il nome dell’Espanyol. Sarà derby stracittadino dunque. La prima gara si giocherà allo stadio El Cornellà il 17/18 gennaio; il ritorno al Camp Nou sarà il 24/25.

Oltre al derby catalano ci sarà anche il berby madrileno nello stesso turno dei quarti. Dall’urna è infatti uscito l’incontro Leganés – Real Madrid. Le altre partite sono: Atletico Madrid – Sevilla e Valencia – Alavés.

Se negli ottavi la partita più impegnativa era toccata al Barça, l’incontro più equilibrato e difficile in questo prossimo turno lo avrà l’Atletico che affronterà il Sevilla.