Il Giorno della Vergogna, il Giorno dell’Ignominia, il Giorno Nero della Spagna, o più semplicemente il Bloody Sunday di Barcelona. Ieri la Spagna ha scritto una delle pagini più nere, tristi e vergognose della sua lunga storia. C’è poco di cha andare fieri di ciò che Rajoy e il suo governo hanno fatto domenica primo ottobre 2017. Una data che resterà nella memoria e che dividerà definitivamente due popoli gemelli, due anime della stessa terra. La Spagna, ieri, ha perso definitivamente la sua anima, la sua coscienza, la sua innocenza, se ne ha mai avuta una. E soprattutto, ha perso per sempre la Catalunya. Forse non geograficamente e politicamente, ma certamente dal punto di vista dell’anima, delle coscienze dei suoi cittadini e, soprattutto, ne ha perso il rispetto. Il rispetto è una cosa che si deve ad una persona o istituzione non per obbligo giuridico, ma perché è sentito (e meritato) a seguito di fatti e comportamenti che fanno scaturire in maniera spontanea e automatica un sentimento di ammirazione, riconoscenza e devozione verso quella persona o istituzione. Ieri, nella Domenica di Sangue di Barcelona, in quello che resterà per sempre nella coscienza dei catalani e del mondo intero il Bloody Sunday di Barcelona, nulla di questo è accaduto, e il governo Rajoy ha mostrato la sua anima più nera, violenta e becera. Durante l’Impero Ottomano gli inglesi definivano gli arabi un Popolo sciocco, avido, barbaro e crudele. Lawrence d’Arabia stesso, in un acceso scontro con lo Sceriffo Alì, nell’omonimo film, usò le medesime parole. Ebbene, ieri la Spagna ha dimostrato di essere un governo sciocco, avido, barbaro e crudele. Non ha sconfitto una terribile e pericolosa cellula terroristica che voleva sterminare milioni di persone con un attacco terroristico; no, ha brutalizzato, per il tramite della Guardia Civil, milioni di persone innocenti, giovani, anziani, bambini. Ha pestato a sangue ragazze e ragazzi, genitori con i figli piccoli sulle spalle, teneri nonni con i capelli bianchi armati di una scheda elettorale bianca e in qualche caso di garofani rossi, il cui loro unico crimine era poter manifestare pacificamente il loro inalienabile diritto di parola, il diritto ad esprimere liberamente il diritto di espressione, il diritto ad essere liberi e esseri umani. La Guardia Civil (denominazione che suona curiosamente beffarda in una giornata come quella di ieri), più che un corpo di polizia di uno stato democratico europeo, sembrava piuttosto una squadra della morte falangista di Franco. Non eravamo sotto un regime dittatoriale degli anni 40’, ma in una democrazia del 2017, anche se nessuno ha notato alcuna differenza. Circa 844 persone, armate di una sola scheda bianca, sono state barbaramente picchiate con manganelli, prese con la forza per i capelli e trascinate via da una composta coda fuori da un seggio elettorale in paziente attesa di esprimere democraticamente la propria opinione. Sono state aggredite mentre erano disarmate, inermi, con le braccia alzate o sedute pacificamente in terra. La Guardia Civil ha sparato ad altezza d’uomo proiettili di gomma fuorilegge che hanno causato in alcune persone la perdita della vista o addirittura dell’organo oculare stesso.
Perché tutto questo? Perché tanta barbarie? Per evitare quale terribile evento? La risposta è tanto semplice da apparire scioccante. Semplicemente perché quelle centinaia di migliaia di persone volevano votare, esprimere con un Sì o un No il loro voto attraverso l’inserimento di una scheda bianca in un’urna elettorale. Non volevano fare altro che votare.
Io non so se il governo spagnolo, rappresentato da Rajoy, abbia mai avuto una sua innocenza, un’anima pulita, un briciolo di spontaneità e naturalezza in fondo al cuore. Io non so questo, ma se mai ne abbia avuta una in passato, è certo che ieri ha perso anche quel poco che aveva. Ieri la Spagna di Rajoy non ha perso per sempre solo una intera città, una intera regione; ha perso molto di più. Ha perso la sua verginità, la sua innocenza. Ha perso la faccia scrivendo una delle pagine più nere e ignominiose dalla fine del Franchismo ad oggi. Ieri, per una giornata intera, abbiamo fatto un salto indietro di 50/60 anni, e ci siamo ritrovati con Francisco Franco al potere. Speriamo, per l’ultima volta nella vita.