Pranzo comunitario del Barça

Il giorno dopo le foto della discordia, la rosa del Barça si è riunita presso un ristorante fuori Barcelona (Gavà) per fare fronte comune, salutare i nuovi arrivati (per ora solo Deolofeu, Semedo e Paulinho) e dare una immagine di unità dello spogliatoio. Certamente saranno stati affrontati anche gli argomenti del mercato fin’ora deficitario. Il pranzo, che si è tenuto dopo l’allenamento mattutino, è stato organizzato dai capitani e sono stati invitati anche Valverde e lo staff medico.

Guerra total en el Barça

La foto del tridente pubblicata ieri da Messi, che immortala lui stesso, Suarez e il Brasilian fuggiasco sorridendo come ai tempi in cui imperversavano sui campi di gioco con la camiseta Blaugrana; quella di Piqué abbracciato al brasiliano con la ripetizione del famoso Se Queda, questa volta twittato da Neymar in un chiaro gesto di sfida e presa in giro; la foto al completo di Messi, Suarez, Piqué, Rakitic e Douglas, più Dani Alves e Neymar, sono un chiaro sintomo del malessere attorno e dentro l’FC Barcelona. Le foto hanno fatto il giro del mondo e mostrato pubblicamente la guerra intestina che ormai percorre i corridoi degli uffici e degli spogliatoi di Can Barça. La squadra da una parte, la dirigenza dall’altra. E la tifoseria e i soci nel mezzo.

Il tutto, proprio nel giorno in cui la società ha reso pubblica la denuncia presso la Fifa di Neymar per inadempimento contrattuale, attraverso la quale si chiedono 8,5 milioni di euro più i danni. La rimpatriata, in danno della dirigenza e dei tifosi, sembra quasi un gesto di sfida al Barça stesso: come dire, Noi siamo con Ney e contro di voi. Un gesto gravissimo che lascia sconcertati gli aficionados e i soci. Il Barça è una democrazia calcistica, i dirigenti sono votati e eletti dai soci sovrani. La Junta Directiva è formata da una sorta di custodi, di gestori, e opera dietro mandato popolare. Come pensano i vari Messi, Rakitic, Suarez e il presidente Piqué che i soci abbiano preso quelli scatti fotografici insieme ad un giocatore ormai chiaramente inviso al pubblico? Come pensano che possa reagire? Per l’aficiòn il Brasilian fuggiasco è un traditore, un mercenario. E mostrarsi così sorridenti e amichevoli con lui, schierandosi apertamente contro il Club e contro la camiseta che indossano e rappresentano, non è certamente una grande idea. Con questa pantomima si sta arrivando a toccare uno dei punti più bassi della gloriosa storia recente del Club, seconda forse solo al Motin del Hesperia.

Con quelle foto di sfida e scherno si è tradita una storia pluricentenaria, una camiseta da onorare, una cultura di lotte e battaglie. Quelle foto hanno tradito la memoria di persone che sono morte per i colori Blaugrana, come uno dei suoi presidenti, Josep Sunyol, fucilato dai franchisti; hanno tradito la memoria della Verguenza de Chamartin, con l’11 a 1 a favore del Madrid e le armi mostrate negli spogliatoi ai giocatori del Barça; o il boicottaggio dei treni del marzo 1951, quando la tifoseria, lasciando lo stadio, preferì bagnarsi fin nell’anima sotto il diluvio piuttosto che salire sui tram il cui costo del biglietto era stato aumentato dalla dittatura. Tutto questo si è sciolto come neve al sole con quell’atto goliardico da sciocco teen movie.

Già mesi fa, in tempi non sospetti, fcbarcelonafootball aveva pubblicato un articolo in cui faceva riferimento a questo clima di malessere all’interno del Barça e della mancanza di unità d’intenti tra squadra e società. Oggi si sente una mancanza di spirito di appartenenza che rende tutti fieri e orgogliosi di essere del Barça, la cui sola appartenenza dovrebbe inorgoglire. Manca, insomma, quello spirito di corpo che fa di un gruppo una roccia inscalfibile. Un clima da Marines, insomma. Di questo, così come si scrisse allora, è responsabile certamente la dirigenza, rea di non avere fidelizzato i singoli giocatori e di non essere stata in grado di aver mantenuto l’atmosfera di un tempo, dove essere del Barça, a prescindere che si giocasse o si sedesse in panchina, era già motivo di vanto.

Vittoria contro la paura

Il Barça vince 2-0 contro il Betis nel primo incontro casalingo della Liga e del dopo attentato. Una vittoria dai mille significati: contro il terrore, contro la paura, contro le lacrime coccodrillesche del Brasilian fuggiasco (no grazie!), contro un inizio di stagione allarmante, contro gli infortuni.
Certo, il Betis non è un grande avversario, tuttavia la squadra, incerottata e incompleta e in attesa di rinforzi veri, è apparsa bella e sicura. Buoni l’atteggiamento e l’attitudine. La squadra ha giocato mantenendo le distanze e giocando con una buona pressione offensiva per recuperare la palla il più velocemente possibile.
L’undici mandato in campo da Valverde si è schierato con il 4-3-3 con Deolofeu a destra, Alcácer a sinistra e Messi in mezzo a giostrare da falso nueve. Il 10, nella posizione guardiolista che ha fatto la storia di questa squadra negli ultimi vent’anni, è tornato a centrocampo per recuperare palla e impostare l’azione per poi andare a concludere. L’argentino si è caricato l’attacco sulle spalle in collaborazione con Deolofeu. Promettente la gara del catalano che ha duettato on la Pulga e ha fornito gli assist per ambo i goals. Nel primo, un diagonale in area per il numero 10 è stato deviato nella propria porta da un difensore prima che la palla potesse arrivare sui piedi del compagno. Nel secondo, Deolofeu ha conquistato caparbiamente un pallone che pareva ormai perso sulla linea di fondo con un duello fisico e ha servito Sergi R. Che aveva seguito l’azione e si era liberato in area. Dall’altezza del dischetto l’eroe della remuntada ha messo in rete il goal del raddoppio.
Messi non ha segnato, sarebbe stata la rete numero 350 in Liga. Ci ha provato in tutti i modi: su punizione, su azione, di destro, sinistro, perfino di testa, ma no pudo ser. Risultato sei occasioni pericolose e tre pali. In compenso ha disegnato calcio e trascinato la sua squadra, la sua città, la sua casa alla reazione contro tutto e tutti. Contro l’arroganza di chi cerca di imporre il terrore con il terrore, di chi tenta di far tacere la voce della libertà. Ma anche un sussurro viene udito sopra le urla e gli spari quando dice la verità. Difensivamente il Barça ha rischiato seriamente solo in una circostanza, ma un recupero che ha del miracoloso di Mascherano ha evitato una certa marcatura sevillana. Nella ripresa si è verificata qualche incertezza e sbavatura di troppo, forse per l’eccessiva confidenza, anche se gli avanti del Betis non ne hanno approfittato. Valverde dovrà però tenerne conto, perché contro altro tipo di avversari sbavature di questo genere possono costare punti preziosi.
Tatticamente se nella prima frazione di gioco la squadra è stata schierata con il 4-3-3, nella ripresa ci si è messi in diverse occasioni con il 4-4-2.
Buona la prestazione di Semedo, abile e prezioso in ambo le fasi. Nella ripresa l’ingresso in campo di Aleix Vidal per Deolofeu ha visto una fascia destra con due carrilleros. Aleix ha giocato extremo, Semedo è rimasto a presidiare la difesa. Anche Lucho nella scorsa stagione aveva avanzato la posizione dell’ex sevillano in diverse circostanze. Una soluzione da riutilizzare in periodi di emergenza.

 

Alineacion del Barça

Valverde dopo l'esperimento fallito del 3-5-2 contro il Madrid torna all'antico e schiera la squadra, questa sera contro il Betis, con il classico 4-3-3.
Infortunati Iniesta, Suarez , Rafinha e Piqué, che va comunque in panchina, il primero onze de Valverde vede Ter Stegen; Semedo, Mascherano, Umtiti, Jordi; Rakitic, Busquets, Sergi Roberto; Deolofeu, Alcácer, Messi.
Nuova chance per Deolofeu dunque, e sostituzione senza rivoluzioni per Suarez con l'innesto dell'altro puntero Alcácer.
Mentre il Camp Nou inizia lentamente a riempirsi, anche tenendo conto delle enormi misure di sicurezza al di fuori dello stadio, i tifosi continuano a mugugnare per la lentezza e le indecisioni della Junta in questo estenuante mercato estivo.

Conferenza Stampa di Valverde

E’ la vigilia di Barça-Betis, e Valverde è apparso in sala stampa per illustrare le sue idee e opinioni sugli argomenti più caldi degli ultimi giorni e sulla condizione della squadra e del morale dopo la doppia cocente sconfitta nel duello con il Real Madrid. Chiaramente non si poteva evitare l’argomento attentato e le ripercussioni che esso possa avere sui giocatori e sull’ambiente.

Riguardo ai fatti delle Ramblas il tecnico si è mostrato scosso. “Siamo con le vittime” ha detto. “E’ stato un giorno duro per chiunque lo abbia vissuto e siamo vicini a tutti loro”. E ancora: “Non abbiamo paura, siamo tranquilli. Il miglior modo di comportarsi è guardare avanti e andare avanti. Per come stanno le cose tutti possiamo essere potenziali vittime in una stazione della metro o in un posto molto affollato. Noi ci facciamo portatori del grido della gente in Plaça Catalunya: No tengo miedo”.

In merito alla partita di domani non ha voluto svelare quale sarà il piano tattico che metterà in campo. Potrebbe giocare Alcacer al posto di Suarez, ma non si può escludere un ritorno al passato guardiolista con un Messi falso 9. “Io contemplo tutte le possibilità” ha detto sul punto, “sopratutto quelle che ci garantiscono equilibrio offensivo e difensivo”.

Sui possibili arrivi di Coutinho e Dembélé il tecnico si è mostrato fiducioso, ma anche impaziente, sopratutto quando ha detto che spera che la rosa si chiuda il prima possibile. Su Paulinho ha dichiarato che da come lo sta vedendo in allenamento può dare il suo apporto sia come interno che come secondo mediocentro. “E’ un giocatore forte fisicamente e ci può essere di grande aiuto”.

Per quanto riguarda lo stile della squadra ha sostenuto che lo stile non cambierà. Il Barça continuerà ad avere il possesso della palla e a dominare la partita dal primo all’ultimo minuto della gara. Valverde tiene a specificare che la squadra dovrà essere aggressiva.

L’aggressività, aspetto che avevamo visto,  e apprezzato, nelle partite statunitensi, ma che si è poi dissolta come d’incanto nella doppia partita di Supercopa. Recuperare vecchie strade e stimoli. E’ questo l’obiettivo del Barça targato Valverde nell’esordio di campionato contro il Betis.

I sevillani, allenati da Setién, applicano un gioco di tocco e possesso palla molto alto e aggressivo. “Chi riuscirà a uscire prima e meglio dal pressing avversario”, ha dichiarato Valverde, “avrà le migliori opzioni di vincere la partita”.

Al momento in cui scriviamo la squadra sta allenandosi alla Ciutat Esportiva, allenamento iniziato alle 18:30. Al termine avremo la lista dei convocati per la gara di domani che verrà giocata al Camp Nou alle ore 20:15.

Sono i bonus il problema nelle trattative di Coutinho e Dembélé

Gli acquisti di Coutinho e Dembélé sono ben instradati. I calciatori stanno facendo il diavolo a quattro per venire a Barcelona. Dembélé è addirittura in Francia e attende notizie da Barcelona per imbarcarsi con direzione El Prat. Non intende tornare al Borussia Dortmund se non dopo il passaggio in Blaugrana, e solo per svuotare l’armadietto (sempre che non l’abbia già fatto).

Coutinho stesso è sul piede di guerra con la società Red. Lamenta il fatto che dopo quattro anni in cui ha dato tutto per la sua squadra, ora gli vogliano negare l’occasione della vita: giocare nel Barça accanto a Messi, Suarez e Iniesta. Il brasiliano non si allena e non gioca da diverse settimane complice un infortunio alla spalla più o meno reale.

In questa situazione decisamente favorevole al trasferimento, lo scoglio nelle trattative è la quantità dei bonus e la modalità di raggiungimento degli stessi. Per entrambi i calciatori le società sono d’accordo per un prezzo fissato in più di 100 milioni di fisso ed una quota, che balla tra i 25 e i 30/35, di bonus. Il problema non è tanto la quantificazione dei bonus, piuttosto la modalità di raggiungimento degli stessi. Il Barça cerca di renderli più difficilmente raggiungibili, inserendo target elevati, come la conquista di più titoli stagionali e più di una Champions nel corso del primo contratto del calciatore. Il Dortmund e il Liverpool, invece, cercano di renderli più accessibili in maniera tale da avere la certezza di guadagnare tutta la fetta dei bonus, come, per esempio, un numero prestabilito di presenze del giocatore in squadra.

Nelle ultime ore da Dortmund sono giunte delle aperture allo sblocco della trattativa da parte di Michael Zorc, direttore sportivo della società giallonera. “Abbiamo una posizione chiara” ha sostenuto il dirigente. “Se si dovesse verificare il giocatore verrà ceduto, altrimenti resterà con noi”. Ricordiamo anche che la società tedesca ha fissato nel 26 agosto la data limite per effettuare la cessione.

Tempus fugit. Carpe diem Barça

 

Seri sempre più vicino

Jean Michael Seri, il giocatore della Costa d’Avorio che milita nel Nizza pare ad un passo dal Barça. Il centrocampista di 26 anni rientrava fin dall’inizio del mercato nel piano B della Directiva per quanto riguarda il ruolo del centrocampista centrale. La prima scelta era Verratti. Tutti sanno come è andata con il giocatore italiano. Sulle prime, fallito l’assalto al centrocampista del Psg, si era pensato di soprassedere nel coprire la posizione. La Secreteria si era sempre espressa nel senso che il ruolo si voleva coprire solo con il migliore nel ruolo o con nessuno. Ma le ultime catastrofiche prestazioni della squadra, nate sopratutto in quel reparto per l’incapacità di fare filtro, tenere le distanze tra difesa e attacco, gestire i tempi della squadra e portare il pressing alto, devono aver fatto cambiare parere alla dirigenza. Così nelle ultime ore si sono riattivati i canali che portano a Seri. Il giocatore possiede una clausola di rescissione di 40 milioni. Con la sua volontà di vestire Blaugrana il gioco, pardon l’acquisto, è fatto.

In questo inizio di stagione il ragazzo ha già giocato quattro partite. Tre nelle qualificazioni di Champions League con Ajax e Napoli, nelle quali gare è stato protagonista con due assist, e una in campionato.

Il Nizza lo aveva acquistato tre stagioni fa dalla squadra portoghese del Paços Ferreira ed è un piede destro naturale.

La scritta Barcelona campeggerà sulle maglie di domani

Nella partita di domani contro il Betis , il Barça indosserà una maglietta commemorativa per l’attentato delle Ramblas. Al posto del nome dei giocatori la maglia riporterà la scritta Barcelona per sostenere la città e i suoi cittadini colpiti da tanta codardia.

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La maglietta riporterà inoltre sul petto la scritta #TotsSomBarcelona. L’utilizzo della maglietta celebrativa è stata resa possibile grazia all’autorizzazione concessa alla società dalla federazione.

Per la gara di domani i Mossos d’Esquadra hanno previsto dei controlli e delle misure di prevenzione straordinarie. Le autorità avvertono perciò i tifosi di giungere allo stadio con largo anticipo rispetto alle normali abitudini dei tifosi culés per evitare code e ritardi. Saranno fatti passare i caschi dei motocicli e piccole borse, mentre non potranno essere portate all’interno dello stadio borse di grandi dimensioni.

 

L’ora di Alcacer

Con lo stop forzato di Suarez (ne avrà per un mese per l’infortunio patito nel ritorno della Supercopa contro il Madrid), si aprono le porte del terreno di gioco per Paco Alcacer. E’ una grande occasione per lui. Dimostrare continuità con i progressi fatti evidenziare nell’ultima parte del campionato scorso, dove aveva ritrovato il feeling con il goal e le buone sensazioni sotto porta che solo una prima punta con l’istinto della rete riesce a respirare durante i novanta minuti. Con il Betis, domani sera, in un Camp Nou emozionato e colpito allo stomaco dalle morti delle Ramblas, la squadra giocherà anche per loro, per onorarne la memoria, per la città delle libertà per eccellenza, ferita, sfregiata da questo indegno attacco al cuore, ai valori e all’anima di tutti noi.

E’ Di Maria la ruota di scorta di Dembèlè? Le prevedibili reazioni dei soci

Il gossip del calcio mercato proveniente dall’Inghilterra, e rimbalzato anche in alcuni media spagnoli, vorrebbe che il Barça si stia orientando su Di Maria se non dovesse giungere il 20enne francese del BVB. Secondo alcune fonti ci sarebbe addirittura l’accordo tra tutte le parti e lo sbarco del giocatore sarebbe imminente. Non è la prima volta che si accomuna il nome dell’argentino al Barça. In questa tormentata e torrida estate, ancora più caliente dalle parti di Les Cortes, l’extremo di Rosario è finito più volte nel taccuino degli appunti dei dirigenti della Secreteria Tecnica, ma mai preso in seria considerazione per un vaglio di motivi da non sottovalutare e che non farebbero certamente piacere agli aficionados e ai soci.

1) L’arrivo di Di Maria al Barça arriverebbe in sostituzione del 20enne Dembélé, se l’acquisto di quest’ultimo dovesse naufragare completamente. L’argentino costituirebbe così il secondo acquisto di un giocatore 29enne dopo quello di Paulinho. Un 29enne in luogo di un 20enne per giocare nella posizione che fu di un 25enne (Neymar). Non certo un discorso improntato al futuro.

2) I tifosi certamente non capirebbero perché mai prendere uno scarto del Psg per sostituire un campione. Con l’arrivo a Parigi di Neymar gli spazi per di Maria nell’11 titolare si sono chiusi definitivamente. Il club parigino venderebbe dunque di fatto una sua riserva allo stesso club da cui ha acquistato il titolare. Per i soci del Barça accettare di sostituire il futuro del club, la prossima stella assoluta del calcio mondiale con la sua riserva non sarebbe assolutamente accettabile.

3) Men che meno capirebbero perché mai fare un favore al Psg dopo lo scippo operato a danni dei Blaugrana con l’affare Neymar, e contribuire così ad aiutare il Psg a risolvere i problemi con il Fair Play Finanziario della Uefa. Acquistare un giocatore dal club di Al-Khaleifi e dar loro danaro liquido, significherebbe tirargli fuori dai guai con la Uefa e permettergli di scampare alla eventuale sanzione per la violazione di quel Fair Play Finanziario che lo stesso Barça ha dato mandato alla Uefa di investigare attraverso la sua denuncia. Un colossale controsenso. Sarebbe come se la persona offesa in un processo penale andasse a testimoniare a favore dell’imputato e fornisse al giudice la prova della sua innocenza. A quel punto, perché anche solo iniziare il procedimento penale attraverso la querela?

Se tutto ciò dovesse verificarsi sarebbe certamente il canto del cigno per una Junta Directiva che viaggia in un mare burrascoso (caso Asensio, incertezze imbarazzanti sul mercato, incapacità di dialogare con la squadra) e di cui i soci chiederebbero certamente il conto, se non subito, certamente alle prossime elezioni di mandato.